Alcune considerazioni sul successo di Bad Bunny e Un Verano Sin Ti.
In questi primi giorni del nuovo anno cerchiamo di recuperare qualche disco del quale avremmo dovuto o voluto parlare, ma per ragioni varie non l’abbiamo fatto. Nel caso di Bad Bunny la ragione principale sta nel fatto che non è il genere di musica della quale TomTomRock generalmente si occupa, pur occupandosi di musica molto varia. Eppure, abbiamo visto Un Verano Sin Ti, l’ultimo album di Bad Bunny, fare la sua apparizione in quasi tutte le classifiche di fine anno, almeno in tutte quelle che guardano al di fuori dell’ambito puramente rock. Lo stesso era successo con YHLQMDLG e El Último Tour Del Mundo, entrambi del 2020.
Musica pop in spagnolo
In una carriera cominciata una decina di anni fa, Bad Bunny ha raggiunto un successo planetario, favorito da una lingua emergente nel mondo della musica internazionale, l’unica in grado di sfidare l’inglese per la straordinaria diffusione: Kali Uchis e naturalmente Rosalía, solo per nominare due artiste delle quali ci siamo occupate, sono due esempi. Ma Bad Bunny, commercialmente, è ancora su un altro livello, avendo polverizzato ogni record in fatto di ascolti in streaming. Partito da generi, reggaeton incluso, particolarmente odiati dai fan del rock in Europa, ma di grande successo in America Latina e oggi anche negli States, Bad Bunny ha aggiunto alla sua produzione toni più pop e hip-hop, evidenti anche in Un Verano Sin Ti.
All’inizio di Un Verano Sin Ti, Bad Bunny dà il meglio
L’inizio del disco spiega le ragioni del successo: su Un Verano Sin Ti, Bad Bunny mantiene il feeling da party che questo genere di musica dovrebbe avere, ma che spesso perde nel processo di registrazione, complici le soluzioni troppo cheap e monotone che vengono scelte. Moscow Mule, Después de la Playa, Me Porto Bonito (con Chencho Corleone), Tití Me Preguntó mostrano perché Bad Bunny è su altro livello: sono perfette nel loro totale abbandonarsi a una dimensione di puro divertimento, di danza senza complessi. Allo stesso tempo, rispetto a un progetto raffinato come Motomani di Rosalía, sono anche estremamente più semplici.
Il problema di Un Verano Sin Ti non è certo questo, tuttavia; il punto è che, come per i progetti precedenti, mostra che Bad Bunny e lo staff che con lui concepiscono i dischi guardando agli esiti delle piattaforme di streaming, dove i record si fanno anche con la lunghezza. Così, ci troviamo dinanzi a oltre 80 minuti dove, insieme al bambino, c’è tutta l’acqua sporca: molti dei pezzi sono assemblati in modo meccanico e senz’anima, altri sono – come quelli nominati – divertenti e degni della fama che Bad Bunny si è meritatamente guadagnato. Al solito, bisognerebbe ragionare su quanto il “disco LP” oggi sia per molti un concetto del passato, ma non lo è per me. Il voto riflette la via di mezzo fra quello che Un Verano Sin Ti è, e quello che potrebbe essere.
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