All Mirrors: tutti gli specchi di Angel Olsen.
Al diavolo le chitarre, le cover di Springsteen e anche il country sbilenco di Bonnie ‘Prince’ Billy! Nel suo nuovo disco Angel Olsen prova ad usare suoni sintetici e orchestrazioni elaborate. L’ombrosa cantautrice del Missouri ci aveva lasciato con un album di scarti e b-sides, Phases, nel 2017, un riempitivo o poco più.
Invece il precedente My Woman aveva segnato un punto di arrivo importante al quale poteva essere difficile, forse, dare un degno seguito. Di conseguenza la Olsen ha cercato una strada diversa per il nuovo album; il che ha prodotto una serie di registrazioni in perfetta solitudine, in un angolo nascosto dello stato di Washington, per quello che si sarebbe trasformato in All Mirrors.
Le trasformazioni in corso d’opera di All Mirrors
Prima o poi quelle versioni primitive usciranno in qualche forma: compilation, deluxe edition o chissà che… c’è senz’altro da aspettarselo. Nella versione definitiva delle canzoni, invece, un potente muro di suono orchestrale domina, soprattutto, la ‘prima facciata’ dell’album. Gli arrangiatori, Ben Babbitt and Jherek Bischoff, hanno scelto stili che si ispirano alla coda finale di A Day In The Life dei Beatles, quasi citata sul ‘singolo’ Lark, e ai grassi arrangiamenti orchestrali di David Campbell per i due dischi gemelli (Sea Change/Morning Phase) del figlio, il cantautore Beck. Naturalmente ci sono eccezioni importanti come in Spring, una deliziosa canzoncina alla McCartney che origina da un pianoforte proprio tanto Hey Jude e sposta un po’ il focus della scaletta.
Angel Olsen multiforme e sensuale
Atmosfere da soundtrack di alto livello affiorano invece in brani come Impasse, o nella seguente Tonight (la prima sembra uscita da uno 007 dell’era Daniel Craig, la seconda da un qualsiasi algido Lynch). In fondo al disco, a confondere ancora, due struggenti ballate da American Songbook, Endgame e Chance, vestite di archi più tradizionali, con la voce ad alto livello di sensualità.
Come gli specchi del titolo, le diverse personalità dei brani generano immagini piuttosto diverse. Una piacevole e confusa varietà per un’artista sempre più consapevole e audace.
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