Anna Calvi – HuntedDomino - 2020

Da cacciatrice a preda: Anna Calvi – Hunted.

Dopo neanche due anni dall’uscita del suo Hunter Anna Calvi ne riprende sette delle dieci canzoni per riproporne una nuova versione in un disco dal titolo “ribaltato”: Hunted. Quando ci si trova di fronte a operazioni di questo genere è molto difficile non partire da un confronto e anche in questo caso non riusciamo a sottrarci.

Ovviamente la prima cosa che salta all’occhio è il titolo, che riprende quello del suo predecessore rovesciandone la prospettiva: da cacciatore a preda. Il tutto sembrerebbe suggerire una decisa virata verso l’introspettivo e il malinconico. Questa era già una tendenza ben presente in Hunter, specialmente in alcuni pezzi come Away o la stessa canzone eponima. In Hunted si compie però un deciso passo avanti in questa direzione, sottolineandolo con una scarnificazione della strumentazione e degli arrangiamenti, talvolta quasi sconfinanti nel lo-fi. Anche la voce di Anna tende ad assumere spesso toni più “sofferti”, con abbastanza frequente ricorso ad un falsetto a volte quasi tremolante che sembra volerla dire lunga sul suo stato d’animo.

Le ospiti del disco

Per questa operazione di rilettura e riscrittura la musicista di Twickenham si avvale, in quattro dei sette pezzi, di alcune collaborazioni “vocali” dal differente impatto. In Swimming Pool, ad esempio, l’accentuazione degli aspetti lirici è data più dalla semplificazione strumentale e dall’intro di arpa piuttosto che dal contributo, peraltro gradevolissimo, di Julia Holter. La voce sussurrata in sottofondo di Charlotte Gainsbourg – inevitabile il richiamo a quella della madre – conferisce a Eden un andamento malinconicamente sexy.

 

Il tutto accentuato da una semplice chitarra “twang” tendente al triste. Don’t Beat The Girl Out Of My Boy – che si avvale dell’apporto di Courtney Barnett – è forse il pezzo nel quale la “svolta minimalista” pare più evidente. Rispetto all’originale le percussioni spariscono e i riff chitarristici, con funzione essenzialmente ritmica, si addolciscono: e lo stesso fa la voce, che perde certi toni “urlati” del suo “originale”. Ma un lancinante riff introduttivo  di pochi secondi, destinato a ripetersi periodicamente mette subito in tavole le carte di una drammatizzazione interiore che il ricorrente “du du du” sussurato nell’ultima parte smorza solo parzialmente.

Senza dimenticare Joe Talbot degli Idles

Ma è, a nostro parere, soprattutto in quella Wish nella quale entra in gioco Joe Talbot che si notano le differenze maggiori rispetto alla versione originale. In questo caso la semplificazione della strumentazione non porta affatto ad un “addolcimento” dei toni, a dispetto di molti momenti rallentati fino all’esasperazione. La canzone sembra virare da una iniziale “arrabbiatura” esistenziale, sottolineata dal riff della chitarra, a una malinconia cosmica finale. Si ascoltino l’inizio – il quasi recitativo del cantante degli Idles con l’accento cupamente posto su quel “before I die” – e il finale in cui è Anna Calvi a sussurrare la sua angoscia.

Anna Calvi e le ragioni di Hunted

Alla fine, la domanda che in questi casi viene quasi spontaneo porsi: si sentiva la mancanza di un disco simile, per di più a così breve distanza di tempo? Ovviamente ogni ascoltatore darà la risposta che crede. Quello che però ci sembra di poter dire è che, in ogni caso, il disco non sembra affatto un prodotto dovuto a contingenze, per così dire, commerciali, cioè alla necessità di fare uscire un nuovo disco magari in coincidenza con un periodo di stasi creativa. Il tutto ha avuto origine, a nostro modesto avviso, da un sincero bisogno di rilettura introspettiva dell’artista, della quale ci pare indiscutibile la buona fede.

Anna Calvi – Hunted
7.2 Voto Redattore
0 Voto Utenti (0 voti)
Cosa ne dice la gente... Dai il tuo voto all'album!
Sort by:

Be the first to leave a review.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Show more
{{ pageNumber+1 }}
Dai il tuo voto all'album!

print

“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.