Dopo cinque anni di assenza, Benjamin Clementine ritorna con And I Have Been
Benjamin Clementine è un personaggio che divide: a me il precedente I Tell a Fly era piaciuto molto, pur comprendendo le accuse di ridondanza; avevo invece apprezzato meno l’esordio At Least for Now, che pure gli è valso il premio Mercury nel 2015. Attesa dunque per il nuovo And I Have Been, nel quale Benjamin Clementine decide di fare tutto lui: scrive, canta, produce. Suona anche quasi tutto lui, con piccoli apporti dalla fidanzata Flo Morrissey ai cori, da Axel Ekerman al basso, da Martha Montenegro alle programmazioni di batteria e da un’orchestra – il cui apporto non sempre è definibile rispetto all’elettronica. Pure l’etichetta è sua: abbandonata la Columbia, ha fondato la Preserve Artists.
Le composizioni e lo stile
And I Have Been è un disco più semplice di I Tell a Fly, più simile a At Least for Now, mentre la voce tenorile di Benjamin Clementine resta in primo piano per quasi tutti i quaranta minuti scarsi di durata. Si parte con i tocchi elettronici di Residue e bisogna attendere la fine della successiva Delighted per ascoltare un po’ di ritmo. Difference è pop orchestral-elettronico, con la voce di Morrissey (Flo) alla fine a duettare, il tutto piacevolmente melodico ma scarsamente significativo con i suoi due minuti. Il valzer di Genesis è quanto di più simile a I Tell a Fly, sottratta però la grandeur: comunque niente male. Generalmente l’effetto che fa il disco è il seguente: belle melodie che avrebbero goduto di maggiori sviluppi e di un po’ di batteria, programmata o meno. A volte i finali con la voce femminile, uno schema che si ripete spesso, suonano inutilmente sdolcinati.
Le scelte autoriali di Benjamin Clementine
Si ha come l’impressione che Benjamin Clementine e And I Have Been avrebbero avuto bisogno di qualche confronto maggiore, magari di un produttore in grado di mettere in discussione costruttivamente alcune scelte e la ripetitività di fondo. Oppure di chieder conto di come mai Last Movement of Hope, brano posto al centro del disco, nonché il più lungo, sia praticamente un calco della Gnossienne No.1 di Erik Satie. Bello, ovviamente, ma a che serve?
Da quello che scrivo potrebbe sembrare che And I Have Been sia un fallimento totale per Benjamin Clementine, ma non è così. Che ci sia talento nell’artista inglese non è in dubbio, ma rispetto alle attese elevate, è soprattutto la delusione a prevalere.
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