Black Panther: una colonna sonora per Kendrick Lamar.
Black Panther: The Album è una compilation di canzoni che accompagnano il film della Marvel, o che ad esso si ispirano. Il colossal è già nelle sale e la consuetudine in questi casi è avere una colonna sonora con almeno qualche canzone che possa aiutare la promozione. Tipo You Could Be Mine dei Guns’n’Roses con Terminator 2. Senonché, Marvel fa le cose in grande e ne affida la composizione a Kendrick Lamar, che accetta la sfida, nel senso che finora King Kendrick ha avuto le lodi della critica e del pubblico, dunque è un artista che funzione a più livelli incluso quello commerciale.
Ma generalmente le operazioni film-colonna sonora non sono la palestra adatta per un musicista al quale piace andare oltre le convenzioni. Solo che Black Panther punta a promuovere (oltre alla cassa, com’è ovvio per l’industria del cinema) anche l’eccellenza afro-americana. Dunque a chi altri rivolgersi?
Black Panther: The Album un successo oltre le attese
Con Black Panther: The Album Kendrick porta a casa un altro successo. Ci sono i due pezzi adatti alle classifiche, di quelli che possono accompagnare i titoli, e che sono due collaborazioni. La prima fra Kendrick Lamar e SZA su All The Stars.
La seconda di nuovo fra Kendrick e The Weeknd sulla conclusiva Pray For Me. Sono entrambe carine (la prima di più) senza risultare rivoluzionarie. Molto meglio l’apertura con Black Panther del solo Kendrick, che potrebbe essere tratta da To Pimp A Butterfly. Qualche nota di piano, scariche di percussioni, breve, ed è perfetta così.
Artisti noti e meno contribuiscono alla riuscita di Black Panther
In realtà Kendrick Lamar, accreditato su sette brani, è ovunque. Accompagna altri rapper ma evidentemente pesa su tutta la produzione e la scelta degli altri artisti. A volte suoi amici “storici” come ScHoolboy Q su X, o come Ab-Soul su Bloody Waters. La prima estremamente trascinate, quest’ultima con un team all-stars composto da Aanderson.Paak e James Blake. Da ascoltare.
Ma c’è spazio anche per nuove voci. The Ways dai toni soavemente reggae, con Khalid e Swae Lee. Jorja Smith ottima sulla bella I Am, o Mozzy (sul quale molto si punta) su Seasons. E se eccellenza afro-americana dev’essere, anche i suoni e gli artisti africani sono presenti ancora su Seasons e Redemption. Insomma il discorso discorso di Kendrick è dare i singoli attesi all’industria e per il resto tirar fuori una serie di canzoni che hanno la sua impronta e allo stesso tempo mostrano una serie di talenti.
Chiaro che la compattezza non può essere quella di un suo album da solista, ma quanta classe anche su questo Black Panther.
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