Fra emo, alternative rock e sonorità anni 90, il ritorno dei Brand New con Science Fiction.
Brand New, band di Long Island capitanata da Jesse Lacey, è attiva sulla scena musicale da oramai più di 17 anni. Cinque sono gli album prodotti, fra cui il recente e sorprendentemente riuscito Science Fiction. Gruppo fra i più rappresentativi della scena emo, se non altro per via delle infinite depressioni attraversate da Lacey, gli americani sono in realtà capaci di esprimere delle sonorità ben più varie e complesse, un po’ post punk, un po’ alternative rock e un po’ post hardcore.
Annunciato nel 2015 e atteso dai fan per due lunghi anni, dopo la pubblicazione di due singoli Mene e I Am a nNghtmare, poi esclusi dall’album, Science Fiction è finalmente arrivato . Dodici canzoni per più di un’ora di musica, si apre con la bella e in un certo senso programmatica Lit Me Up.
Un lungo viaggio introspettivo fra angoscia e depressione
Note un po’ a tutte le depressioni e le nevrosi di Jesse Lacey, Lit Me Up è introdotto dalla breve registrazione di una seduta psicanalitica durante la quale una paziente racconta un proprio sogno ricorrente. Perfetta la prima strofa, a fare da controcanto al racconto.
« It’s where you live, but you don’t know how it’s built/ If we’re just dust, then it doesn’t matter who you kill/ Don’t cut me up and tell me that it’s ok/ Just turn it off ‘cause I don’t care anyway », canta Lace. E’ una sorta di confessione dei tormenti causati da una separazione sentimentale, tema caro e ricorrente nei testi del lead singer della band. Bellissima la linea di basso che si ripete nel corso del brano, a conferirgli un tono – se possibile – ancora più spettrale.
Se l’introspezione psicanalitica è un po’ la chiave di lettura dei testi dei 12 brani che compongono Science Fiction, dal punto di vista musicale l’album alterna chiaroscuri. Ritmi lenti e ossessivi si alternano a momenti più veloci e rabbiosi: una sintesi dei differenti generi in cui la band si è cimentata. Cosi’ l’angoscia di Lit Me Up cede il passo alla ritmata Can’t Get It Out, dalle sonorità più solari malgrado tratti comunque delle problematiche esistenziali di Lacey. Fra le tracce più riuscite la dolce Could Never Be Heaven. Bellissima la chitarra a scandire l’ossessivo ritornello, “And all of the songs were about you/And all of the songs were about you/And all of the songs were about you”.
Gli anni 90 riecheggiano di traccia in traccia, sulle orme dei Nirvana
Atmosfere anni 90 si rincorrono traccia dopo traccia, come per esempio in 137, nella quale sembra di intendere l’eco dei Nirvana che si mescolano agli Alice in Chains. Lo stesso possiamo dire anche per No Control. Più nervosa e rockettara, invece l’altra canzone dal titolo numerico, 451, che rimanda a Farhenheit 451 e tratta quasi profeticamente il problema della censura e della limitazione della libertà di espressione. La lunga e suadente Batter Up chiude l’album. Batteria e chitarra si intrecciano sullo sfondo di un brano che suona come una dolorosa confessione e ci parla di rimpianto, rimorso e rassegnazione. Un album davvero riuscito, questo dei Brand New e spiace che la band sia stata costretta ad annullare un atteso tour europeo per questioni extra-musicali. Contiamo possano recuperare quanto prima.
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