L’esordio di Celeste Epiphany Waite si chiama Not Your Muse.

Atteso esordio sulla lunga durata del LP per Celeste: Not Your Muse è stato preceduto da una serie di canzoni, tra EP e collaborazioni, che facevano sperare bene. Premetto subito che sono di parte, poiché una bella voce per me rischia di fare metà del lavoro, e quanto a voce Celeste Epiphany Waite è messa benissimo. La ventiseienne anglo-americana si è fatta strada prestandola a progetti altrui, finché il talento vocale non l’ha spinta quasi naturalmente verso la carriera solista. Con qualche aiuto nella scrittura e nella produzione, soprattutto da Jamie Hartman, uno con un bel curriculum in ambito pop, Celeste ci prova e infila un disco di grande piacevolezza.
Paragoni scomodi
È stata paragonata ad Amy Winehouse, e l’ascolto di canzoni come Beloved e Love Is Back fa capire il perché. C’è qualcosa nel timbro che la ricorda, e in Love Is Back, non per niente proposta come brano di lancio, anche ritmo e melodia rimandano al grande Back To Black. Certo, della compianta londinese mancano la verve politicamente scorretta e la straordinaria intensità, ma visto com’è andata a finire forse sono doti che non è bene augurare a nessuno. Che nel “prodotto” Celeste – Not Your Muse giochi la voglia di creare qualche rimando è indubbio, ma cantante e disco si reggono bene per conto loro ed è opportuno non insistere troppo nei paragoni.
Celeste – Not Your Muse: un disco volutamente rivolto al passato
I rinvii al passato in realtà sono molto più numerosi, e anche ben più remoti. Ci sono ballate che potrebbero farci pensare non solo agli anni ’60 del Novecento, ma anche a decadi precedenti. Persino troppo, ma la qualità della scrittura è così buona che non c’è un momento di noia su questo Not Your Muse.
Ci sono aperture jazz, come in Stop This Flame (Nina Simone?), e poi i pezzi di soul-pop come la già ricordata Love Is Back, ma anche Tonight Tonight e Tell Me Something I Don’t Know. Manca invece ogni rimando all’r’n’b contemporaneo, il che per molti sarà un sollievo. Certo l’operazione è tutta volutamente giocata sui rimandi al passato, ma questo vale per tante delle uscite di questi anni, quindi non è il caso di prendersela con Celeste. L’edizione deluxe offre alcuni dei brani usciti su EP che meritano l’acquisto (Father’s Son, Lately), più qualche collaborazione di minor peso. In ogni caso è consigliabile per completare un esordio veramente notevole e scoprire una voce di rara bellezza.
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