Una grande artista, un grande disco: Chantal Acda – Saturday Moon.
Saturday Moon è un’opera bellissima, intensa, ha la grazia miracolosa dei grandi dischi le cui note sono immerse nella malinconia e nel profondo dei sentimenti, quelli di un Leonard Cohen per capirci, che hanno la forza e la sensibilità per parlare al nostro cuore e alla fine riescono a donarci perfino un po’ di felicità. È quella sensazione benefica che solo l’arte riesce a darci e la musica di Chantal Acda ha questo straordinario dono che rende ogni suo disco un’esperienza imperdibile, almeno per chi nella musica cerca anche un lenimento per l’anima.
Chantal Acda è un’artista che dopo vent’anni di carriera continua a stupire e sorprendere, la sua è una continua ricerca espressiva che nasce dalla sua sensibilità e personalità e dal suo desiderio di confrontarsi con altri musicisti, ed è da questi incontri che nascono le sue opere. Un bisogno imprescindibile se Saturday Moon nelle prime intenzioni nasce come disco solista per poi accogliere il contributo di tanti.
Le collaborazioni
Saturday Moon è il quarto lavoro a suo nome e vi partecipa infatti un folto gruppo di musicisti dalle diverse provenienze, sia geografiche che musicali. Partiamo dal fido batterista Eric Thielemans, straordinaria spalla della cantante, della quale è anche compagno nella vita, che impreziosisce i brani col suo stile originale e brillante: vederlo dal vivo è un vero piacere. Accanto ci sono musicisti del calibro di Bill Frisell, col quale la Acda ha firmato l’anno scorso un bellissimo disco dal vivo, il bassista Alan Gevaert dei dEUS, Borgar Magnason dei Sigur Ros, i chitarristi Rodriguez Vangama e Shahzad Ismaily, la violinista Beatrijs De Klerck e il trombettista Gerd van Mulders, Alan Sparhawk e Mimi Parker dei Low, le voci di ue Zap Mama. Del resto fra i risultati migliori della sua carriera ci sono il trio Distance, Light & Sky con Thielemans e Chris Eckman e i due lavori come True Bypass insieme a Craig Ward dei dEUS. Dimostrazione della stima di cui gode e della sua versatilità nelle collaborazioni con altri musicisti.
L’analisi del disco
Entrando nell’analisi del disco si parte subito con la struggente e avvolgente title track, la voce calda e confidenziale della Acda – il paragone con Beth Gibbons mi sembra azzeccato – si libra su un arrangiamento altrettanto evocativo con in evidenza la chitarra di Vangama dal tocco limpido e di ascendenza afro, uno struggente violino e il drumming impeccabile di Thielemans a dettare i tempi. Il tono è intimo e malinconico, meraviglioso il coro del ritornello. In tutto otto brani fra cui la drammatica e oscura Conflict of Minds. Qui sia la voce che le chitarre sembrano doversi spezzare da un momento all’altro dibattute fra sconforto e voglia di speranza, un brano che nasce dalle atmosfere da incubo vissute in questo ultimo anno e che hanno influito sull’umore di tutti.
In un album dagli arrangiamenti vari e inventivi che riserva a ogni ascolto sorprese e nuove scoperte da sottolineare le meravigliose chitarre di Alan Sparhawk e la voce di Mimi dei Low in Disappear, la grazia cristallina e commovente di The Letter, la magia inquieta di Back Against the Wall («Pensieri che scompaiono: come ci siamo persi?») nata in collaborazione con Borgar Magnason, le oscure atmosfere sospese di Time Frames, la luce della speranza che illumina Wolfmother, e la conclusiva Waiting col suo andamento insieme quieto e solenne.
Chantal Acda produce Saturday Moon con Eric Thielemans
Prodotto per la prima volta dalla stessa Acda e da Thielemans, Saturday Moon inanella otto splendide canzoni di ascendenza folk dal forte pathos drammatico, spesso incentrate sugli aspetti opposti che agitano le nostre vite: sconforto e speranza, luce e tenebra, nascita e morte, solitudine e vita sociale, ma anche sule difficoltà del comunicare fra gli uomini, sul valore e il senso del ricordare. Atmosfere molto intime che alludono a paesaggi nordici, poco popolati, nei quali ci si ritrova soli di fronte al mistero della natura. Del resto è nota la passione della musicista per i paesaggi islandesi, così spesso evocati dalla sua musica. La strana e affascinante copertina di Saturday Moon è un collage dell’artista slovacco Jan Juhaniak e ben ci introduce alle atmosfere enigmatiche e misteriose del disco.
Be the first to leave a review.