Smerz: un buon progetto di difficile catalogazione
Catharina Stoltenberg e Henriette Motzfeldt, norvegesi, si incontrano all’Università di Copenhagen e poco dopo decidono di dedicarsi alla musica firmando un contratto con la XL Recordings (nientemeno!) a nome Smerz. Nel 2018 esce il loro primo EP: Have Fun. Il disco convince solo una parte della critica ma, cosa più importante, si accaparra le simpatie del pubblico hipster grazie a una piacevole quanto astuta combinazione di Intelligent Dance Music e sperimentazioni elettroniche (in realtà non particolarmente degne di nota). Quest’anno la svolta è assai più incisiva e coraggiosa.
Believer: un caleidoscopio spiazzante
Collocare Believer in un genere definito non renderebbe giustizia a un ambizioso progetto che viaggia con disinvoltura dall’elettronica alla musica classica, spiazzando piacevolmente l’ascoltatore disposto a intraprendere un’esperienza senza dubbio particolare. Il gioco delle ragazze scandinave sta nel voler disorientare proprio nel momento in cui si crede di aver capito la proposta. La base elettro-nordica aleggia su tutto il lavoro e in poche occasioni traspare un vago accenno alla dance, come a far intendere che le Smerz, volendo, possono navigare ovunque. Le incursioni noise-orchestrali, talvolta minimaliste in altri momenti più corali e bene accompagnate da un canto a tratti lirico, fanno parte di un insieme frastagliato e volutamente disomogeneo che alla fine rende Believer un disco più che interessante.
Canzoni e ‘sipari’: sedici episodi
Si parte in sordina con Gitarriff e Max: atmosfere rarefatte e aperture orchestrali ben congegnate costituiscono due tipi di interludi che si alternano a episodi che somigliano di più a quel che ci si aspetta da una “canzone”. E proprio le “canzoni”, piazzate qua e là tra i sedici sipari di Believer, rappresentano i momenti più interessanti. La title track fa centro al primo ascolto grazie a un andamento trance degno dei Massive Attack nei momenti migliori. Glassbord e Flashing sono altri due pezzi decisamente ben costruiti grazie a un mix perfetto e senza cadute di stile fra linea pop-elettronica e melodia quasi orecchiabile. Forse qualche momento più manierato può minare il giudizio finale su un album ambizioso che, al momento, resta comunque uno fra i più interessanti dell’anno in corso.
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