Miss O'Dell

Miss O’Dell: una donna, una canzone, una storia.

Premessa necessaria: per me Miss O’Dell era solo una canzone (bruttina) di George Harrison. Quando ho scoperto che era invece una persona vera e che aveva scritto anche un libro, è stato come comprare un bel libro delle fiabe. E ci sono momenti in cui si ha bisogno delle fiabe. Anche perché questo libro ha un titolo completo davvero fiabesco, oltreché chilometrico: Miss O’Dell – I miei anni rock and roll insieme a Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Eric Clapton e alle donne che hanno amato. (A titolo di cronaca quello originale è Miss O’Dell: Hard Days and Long Nights with The Beatles, The Stones, Bob Dylan and Eric Clapton.)

Una ragazza nativa dell’Oklahoma (anno 1947), senza grandi orizzonti, senza particolari qualità o desideri, se non quello di volar via, andare a vedere il mondo, cominciando da Los Angeles. E un amico di questa ragazza, un giorno, la presenta a un tipo che si chiamava Derek Taylor: chiunque conosca i Beatles e abbia letto un mezzo libro su di loro sa di chi stiamo parlando. Lui la trova carina e simpatica e la invita a Londra: un posto nella neonata Apple lo si trova, no?

E qui inizia l’avventura che si concluderà molti anni dopo, dopo che la ragazzina avrà avuto modo di dimostrare che, se ti trovi al momento giusto al posto giusto, poi sta  a te essere capace di dimostrare che sai lavorare, che sai imparare, che sai anche sfruttare le occasioni, anche quelle che non ci sono e che ti crei con le tue mani.

La vita travolgente (in tutti i sensi) di Chris O’Dell

Lavori con e per I Beatles (e sei anche nel rooftop concert!) e per Peter Asher, e poi per George Harrison, e poi per Leon Russell, porti a Bob Dylan, in elicottero,  le armoniche prima del concerto di Wight (lui aveva dimenticato le sue!), poi Eric Clapton, poi sei nella tourneè dei Rolling Stones del 1972, e poi il tour di Ringo Starr, e poi la prima parte della Rolling Thunder Revue (1975-76), poi ti chiamano a mettere a posto l’ultima metà della seconda parte della RTR, e poi CSN&Y. Ancora, più o meno nell’ordine: Phil Collins, Queen, Led Zeppelin, Grateful Dead, Fank Zappa, Fleetwood Mac, Boston, ELO, persino Angelo Branduardi. Insomma, essere (forse) l’unica donna tour manager, qualcosa deve pur significare, no?

Ovviamente in Miss O’Dell ci sono anche le pagine nere: alcol, droghe, dipendenze, abbrutimenti;  e anche pagine non proprio positive su certi bambocci del rock (Crosby e Clapton in prima linea), arroganti, sperduti, vacui.

Verso la fine, come in tutte le favole, c’è il pozzo in cui si cade e il principe (falsamente azzurro) che viene a salvarti. E poi, proprio in ultimo, la redenzione (incluso un lavoro come psicoterapeuta).

Un libro (pubblicato nel nostro paese da Caissa Italia)  divertente, scritto bene, ricco di sorprese a cui ha di certo ha giovato il contributo – letterario ma anche ‘counsellistico’ – di Katherine Ketcham, autrice di diversi libri di successo dedicati alle dipendenze e loro cure. Ma la canzone Miss O’Dell rimane bruttina.

 

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Nato con i Beatles e cresciuto con il folk americano, ho trovato in Dylan la sintesi perfetta di ogni cosa. Suono da molti e molti anni, prima in un gruppo (La Via del Blues) e poi in un duo che spesso si moltiplica con la partecipazione di amici che vogliono condividere il piacere/ divertimento di scrivere pezzi propri (The Doorways). Tom Petty, Byrds, The Band, Eric Andersen, The Outlaws, Bruce Springsteen e tanti altri.... Per me Clapton è ancora Dio.

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