Un disco per i Quaranta di Danny Brown.
“In Italian, forty is ‘quaranta’“: sono le prime parole di Quaranta, il disco con il quale Danny Brown ha salutato il 2023 che finiva. Nonostante l’eccellente uscita in compagnia di JPEGMAFIA con Scaring the Hoes, era questo il disco che molti fan attendevano dopo che il 28 marzo scorso in un episodio del suo podcast The Danny Brown Show, apparentemente ubriaco, aveva attaccato la sua etichetta (la Warp) e il suo manager per aver accantonato il suo nuovo album da solista, Quaranta, che Brown ha suggerito essere stato presentato due anni fa, dopo il blocco del covid: in effetti di anni adesso ne ha quarantadue. Il giorno dopo l’emissione, è entrato in riabilitazione.
Cronaca di una crisi
Quaranta è in larga parte la cronaca di una crisi, come la title track in apertura dettaglia molto bene: “Questa merda di rap mi ha salvato la vita / E allo stesso tempo l’ha incasinata / Quel dolore nel mio cuore, non posso nasconderlo / Un sacco di trauma dentro, puoi vederlo nei miei occhi / Avrei potuto farla finita in pochi secondi, solo il tempo dalla mia parte / Lo spettacolo deve andare avanti, ho comprato un biglietto, salgo a bordo / Le canzoni sono vita, ma un sogno morto / Crede di avercela fatta, ma tutto non è come sembra”.
Sebbene sia un rapper popolare, Danny Brown non ha raggiunto il successo che conduce ai tour internazionali e ai soldi ‘veri’. Droghe e alcol, che parevano messe da parte ormai da qualche anno, evidentemente sono tornate, e il bilancio non è dei migliori: “Sono cambiate molte cose da quando è uscito XXX (il suo album del 2012) / Ho comprato qualche macchina e una casa / Ho quasi avuto una moglie, mi sono lasciato prendere, lei è uscita / Ora sono seduto qui, a chiedermi che senso abbia la vita”.
Quaranta è un disco introspettivo
Con Quaranta, Danny Brown mette insieme un disco introspettivo, il che si riflette anche nelle basi di molte tracce. Nella già citata title track con un cupo tremolo di archi, direi uno dei suoi pezzi migliori, e poi in tutta la seconda parte, da Down With It a Bass Jam. Non che manchino gli episodi musicalmente più folli, come Tantor affidata a The Alchemist; e neppure mancano i commenti sociali; Jenn’s Terrific Vacation è una descrizione secca della gentrificazione a Detroit: “Dimmi cosa fare quando l’isolato diventa lento, e i soldi sono pochi, ma l’affitto aumenta / I bianchi che spuntano dal nulla, l’hanno demolito e trasformato in un Whole Foods. / I padroni di casa cercano un giorno di paga / Ora c’è il noleggio di scooter dove eravamo abituati a spacciare cocaina”.
Nemmeno trentacinque minuti per undici brani, Quaranta si chiude rapidamente ma lascia il segno, mostrando un Danny Brown in grado di toccare corde profonde proprio quando è più in crisi. In un altro dei momenti migliori, Hanami, si chiede se ci sia ancora posto per lui nell’hip-hop contemporaneo: “Il rap è un gioco per ragazzi, e hai mancato il bersaglio / Probabilmente non conquisterai mai un Grammy o non entrerai mai in classifica … Devo procedere e continuare?”. Certo nel panorama del rap odierno dove trap, drill e autotune imperano, la musica proposta da Danny Brown lo pone in una nicchia di indie e alt-hip-hop che in molti trovano affascinante e di gran classe, ma che non lo renderà ricco. L’ascolto di Quaranta, in compenso, rende più ricchi noi.
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Marina Montesano
Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.
