Danny Brown conferma e rilancia con U Know What I’m Sayin’?
Il rapper matto di Detroit, Danny Brown, arriva al quinto album con U Know What I’m Sayin’? (anche reso come uknowwhatimsayin¿) accompagnato da Q-Tip nel ruolo di executive producer. Sarà per la presenza dell’ex A Tribe Called Quest (nonché solista e musicista di pregio), ma Danny Brown è raramente sembrato così centrato.
Messo da parte lo sperimentalismo industrial di Atrocity Exhibition, su U Know What I’m Sayin’? Brown propone undici tracce per poco più di mezz’ora di musica nelle quali tutto funziona alla perfezione. Non che questo sia un disco di rap tradizionale. Danny Brown continua per fortuna a essere poco interessato alle formule facili e alle tentazioni pop. U Know What I’m Sayin’? evita hooks banali e arrangiamenti scontati. La sua prerogativa come rapper non cambia, e funziona bene sui ritmi fratturati e insoliti che una squadra di pregio gli mette a disposizione.
Da Q-Tip a JPEGMAFIA, un team formidabile alla produzione
Alla produzione troviamo lo stesso Q-Tip, Paul White, Flying Lotus e Thundercat – fra gli altri. Uno fra i nomi più innovativi del circuito, JPEGMAFIA, propone un beat formidabile per 3 Tearz, fra i momenti migliori, con il duo Run The Jewels ad accompagnare, incluso un Killer Mike particolarmente malintenzionato e in forma smagliante. Con Savage Nomad (una gang di New York degli anni ’70) potrebbe funzionare bene come singolo. Ancora JPEGMAFIA accompagna Brown in Negro Spiritual, dagli arrangiamenti free form di Flying Lotus e Thundercat.
Menzione speciale per Dirty Laundry, accompagnata da un video irresistibile, prodotta direttamente da Q-Tip, con un Danny Brown che sembra capace di rappare veramente su qualsiasi cosa. Ancora Q-Tip privilegia arrangiamenti jazz-soul perfetti su Best Life e sulla conclusiva Combat.
Un Danny Brown più rilassato su U Know What I’m Sayin’?
Come sembra mostrare la copertina allegra, con un Danny Brown anche molto più pettinato del solito, i testi presentano un tono meno cupo rispetto al passato. Non mancano i riferimenti alla gioventù difficile del rapper che si avvicina ormai alla quarantina, ma emerge maggiormente il carattere comedian che pure lo caratterizza da sempre, ricco di punchlines. La sua follia e la voglia di sperimentare l’hanno tenuto commercialmente un po’ in disparte rispetto ad altri colleghi, ma con questo disco che varia fra old e new school riesce a non tradirsi, pur divenendo un po’ più accessibile. Speriamo sia la chiave per il successo che merita.
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