David Crosby, 77 anni e (quasi) non sentirli.
Dopo che si è spenta l’eco delle ultime note di Here If You Listen si rimane a bocca aperta, incantati. Il crescendo artistico della terza età di David Crosby culmina in un capolavoro senza tempo. Qui, giustamente, i collaboratori degli ultimi anni si guadagnano il nome in copertina, i credits di composizione e una maggior visibilità. Parliamo, soprattutto, delle due cantanti e musiciste, Becca Stevens e Michelle Willis, mentre il poliedrico Michael League (Snarky Puppy), agisce apparentemente sottotraccia rispetto alle voci delle due signore, ma è un collaboratore imprescindibile, come già in Lighthouse e Sky Trails.
La festa vocale di Here If You Listen
Here If You Listen, semi-acustico e senza percussioni, è una festa di armonie vocali, ed evoca ancora una volta l’arte di Joni Mitchell, faro nitido e costante per Crosby, specialmente in questi ultimi anni di concitata creatività. Non a caso il disco termina con un’eterea versione di Woodstock, lontana anni luce da quella inclusa in Déjà Vu nel 1970. Nelle brevi note Crosby sottolinea la rapida evoluzione del lavoro in studio, dove il gruppo, battezzato “Lighthouse Band”, si è riunito con soli due brani finiti. Tutto il resto, eccetto i brani 1967 e 1974, derivanti da alcuni demo, è stato composto e rifinito nello spazio di un mese.
David Crosby con un piccolo aiuto dai suoi più giovani amici
A dispetto dell’estrema condivisione, due canzoni (oltre a Woodstock) sono composte da un solo musicista: Becca Stevens è autrice di I Am No Artist, su parole della poetessa Jane Tyson Clement, mentre Michelle Willis compone il pezzo più bello dell’album, Janet, accompagnandolo col suono quasi antico del piano elettrico Wurlitzer. “Croz” firma senza aiuti soltanto il testo di Balanced On A Pin: “una bolla di sapone in bilico su uno spillo”. E’ una riflessione sull’età e il tempo che rimane; un tempo senza amarezza e rimpianti, creando musica superba, in buona compagnia, per chi è qui a sentirla.
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