Dr. Feelgood: maestri del pub-rock, precursori del punk.

“Come avrei voluto vedere Jimi Hendrix a Monterey Pop…”“Chissà che pazzesco [anche pericoloso, nda] era stare a due metri dai Sex Pistols al Marquee nel 1976…” Tutti vorrebbero essere stati presenti a un qualche evento che abbia cambiato la storia del rock.
Dr. Feelgood dal vivo: roba da paura
I primi concerti dei Dr. Feelgood non hanno cambiato niente, eppure averli davanti su un palco era di sicuro indimenticabile. Lo spiega bene la parte video di All Through The City: pezzi secchi e tiratissimi suonati da quattro personaggi che sembrano usciti da un film sulla malavita londinese anni ’60 (o da uno sketch dei Monty Python sul medesimo ambiente).
Lee Brilleaux e Wilko Johnson: anima e sudore dei Dr. Feelgood
Il cantante Lee Brilleaux tiene il microfono come un corpo contundente (o davanti alla patta dei pantaloni con diverso intento simbolico) e sfoggia un completo giacca- pantalone che nelle immagini datate febbraio 1975 è di un bianco candido e otto mesi dopo appare grigio e pataccato. Ancor di più buca lo schermo il chitarrista Wilko Johnson: assoli brevi suonati senza plettro, movimenti da marionetta assassina, occhi sgranati da far paura al primo Johnny Rotten e capelli tagliati a scodella giusto per rovinare una bella faccia da cinema. Insomma la quintessenza del pub-rock in anni in cui i progster sembravano dominare la scena (ma intanto…).
All Through The City, ovvero i gloriosi inizi della band di Canvey Island
Non è un caso che a un gruppo simile e alla sua provenienza da un luogo quintessenziale della britannicità più grigia e ventosa (Canvey Island e le sue raffinerie) Julien Temple abbia dedicato il film Oil City Confidential. Ma non c’era solo attitudine pub-rock nella musica del quartetto: due cd ripropongono i primi quattro album, quelli che vedono la partecipazione di Wilco Johnson, e sono quasi sempre strepitosi (più pleonastico, invece, il disco di rarità e inediti). Le canzoni si muovono fra r&b e rock’n’roll con grinta e sostanza sia quando picchiano sul riff (Roxette) sia quando scelgono il passaggio quasi melodico (All Through The City devono averla ascoltata bene i primi Jam).
Altro elemento non da poco è il fatto che i pezzi scritti da Johnson non perdono il confronto con il settore cover (roba tosta tipo I’m A Man e Walking The Dog) , come dimostra la scaletta dell’album live Stupidity. Salendo alla ribalta dopo il prog e prima del punk, forse i Dr. Feelgood sbagliarono tempo, salvo trovarsi quasi quarant’anni dopo a essere senza tempo. Anche perché gli inglesi cambiano, ma il loro gusto nel vestire resta sempre discutibile.
Be the first to leave a review.