11 Short Stories of Pain & Glory è anche l’11 disco per i Dropkick Murphys. La band di Boston continua a sventolare la bandiera del celtic punk che le ha conquistato una buona notorietà.
I Dropkick Murphys, Boston e il celtic punk
Il nuovo album non brilla per originalità, diciamolo subito. E neppure per una scrittura particolarmente curata. Ma persino i fan dei Dropkick Murphys ammetteranno che non sono queste le qualità principali dei bostoniani. Anche i loro hit, come I’m Shipping Up To Boston, diventata famosa almeno in parte grazie al film di Martin Scorsese The Departed (remake del migliore Infernal Affairs), o come Going Out In Style, sono soprattutto basati sull’energia e sulla simpatia.
La formula della cornamusa, mandolino, tin whistle, fisarmonica irlandesi uniti al furore punk (e Oi! Nel caso dei Murphys) sviluppa l’idea originaria dei Pogues. Senza tuttavia mai raggiungerne la poesia. Ma producendo invece un buon artigianato che negli anni li ha messi in luce più di altri. Accanto ai Flogging Molly attivi sull’altra costa americana.
11 Short Stories of Pain & Glory non aggiunge e non toglie niente a una band dalla solida reputazione
Ma veniamo a 11 Short Stories of Pain & Glory. Il disco si apre con The Lonesome Boatman, uno dei brani migliori, in perfetto stile Buzzcocks. Paying My Way e Blood, scelte come singoli sono inni lenti ma potenti. 4-15-13 è un omaggio alle vittime della bomba scoppiata alla maratona di Boston. La ripresa di You’ll Never Walk Alone è un po’ superflua musicalmente, tuttavia motivata dall’epidemia di overdosi che ha colpito la cerchia di conoscenti e parenti della band. Il resto scorre in modo simpatico, senza lasciare troppe tracce ma senza neppure annoiare.
Sarà il modo per i Dropkick Murphys di tornare a suonare dal vivo. Dimensione ovviamente favorita dalla band e dai suoi fan. Quasi uno sbocco naturale per i tanti che considerano questo rock muscolare la loro musica prediletta.
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