Future Nostalgia: il facile ascolto citazionistico e intelligente di Dua Lipa.
Qualcuno l’aveva già notata nel 2017, quando con l’album omonimo debutta sulla scena internazionale. Quest’anno Dua Lipa ritorna con Future Nostalgia e sembra decisa a voler prendere il posto di una delle tante primissime donne della dance che hanno segnato momenti epocali per il genere in questione.
Di origini albanesi e kosovare, classe 1995, Dua Lipa si trasferisce negli U.K. dove inizia la sua carriera come modella per passare in breve alla musica. La ragazza ha talento e i suoi primi singoli hanno, da subito, successo in tutto il mondo. Avrebbe potuto procedere così. Sarebbe diventata una nuova stellina del firmamento disimpegnato della disco senza aggiungere o togliere nulla a quanto già scritto in proposito.
Perché Future Nostalgia è un album interessante?
Dua Lipa sceglie di non allinearsi su quanto tira di più e con un’operazione più coraggiosa, e un po’ presuntuosa, pretende di fare il punto della situazione su quel che è passato dagli anni ’80 a oggi, guardando al futuro con un atteggiamento nostalgico e propositivo. Da qui il titolo. Future Nostalgia è un album in controtendenza; un sussidiario di quanto di meglio è venuto fuori dalla discomusic e dalla dance dagli esordi fino a qualche anno fa. Tralasciando quindi i generi che hanno successo al momento, si ritrova in vetta alle classifiche con un’operazione che, senza ombra di dubbio, è riuscita alla perfezione. Esperimenti del genere ne abbiamo visti in passato. Future Nostalgia equivale a Random Access Memories dei Daft Punk (che pure viaggiano su ben altri livelli) o a Confessions On A Dancefloor di Madonna. Dischi costruiti grazie a riferimenti e citazioni, manuali di antropologia di un genere, spesso tacciato di eccessiva leggerezza, che ha lasciato tracce indelebili nella nostra memoria.
Cosa resterà di Future Nostalgia?
Gli undici brani che compongono l’album possono essere trattati tutti come singoli, qualcuno più catchy, qualcun altro più ricercato o elegante. Stiamo parlando comunque di perfezione stilistica dovuta a una produzione che non lascia dubbi: Stuart Price (Madonna, Pet Shop Boys, Missy Elliott, New Order) e Ian Kirkpatrick (Selena Gomez, Pitbull, Britney Spears).
Per i primi singoli si è puntato su un pubblico esclusivamente radiofonico scegliendo quindi i momenti più melodici. Don’t Start Now, Physical (chiaro riferimento al brano di Olivia Newton John del 1981) e Break My Heart (un mix tra Need You Tonight degli Inxx e Another One Bites The Dust dei Queen) sono un biglietto da visita che spacca al primo ascolto. Il resto dell’album scorre senza fare una piega in una sorta di rinegoziazione di melodie già sentite e riverniciate con sapienza. Lasciamo a chi ascolta, rigorosamente da casa, il piacere di ricomporre il proprio puzzle gentilmente offerto dalla giovane star del momento, che ha pure scelto di anticipare l’uscita del disco “per portare felicità alle persone” nel mezzo della pandemia di Covid-19. Per concludere segnaliamo ancora un brano, forse il migliore dell’intero lavoro: Hallucinate. Dua Lipa sembra chiamare a raccolta un discreto gruppo di “dancing queens” che potrebbero proprio ripartire da qui. Madonna, Kilye, Gwen, Britney, Gaga!!! Sentite un po’…
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