Einstürzende Neubauten – Rampen

Blixa Bargeld annuncia novità per Rampen (apm: Alien Pop Music), il nuovo disco degli Einstürzende Neubauten.

Riguardo a Rampen (apm: Alien Pop Music), ultimo album degli Einstürzende Neubauten, fresco di stampa, Blixa Bargeld ha dichiarato di aver escogitato “soluzioni e formulato determinati concetti in modi che non avevo mai esplorato”. Blixa scorrazza da par suo, e da decenni, lungo le coordinate di una sperimentazione che ha conosciuto punte, ben note, assai spericolate, ed è, da almeno un quindicennio, un tessitore di armonie e disarmonie sonore quanto mai raffinate, per sé o in conto terzi.

C’è dunque da credergli sulla parola. E noi sulla parola gli crediamo, ma senza lasciarsi convincere. Giacché è l’orecchio, nella musica, che vuole la sua parte: ed è una gran parte e va bel al di là delle intenzioni, pur attentamente meditate e non di rado teorizzate, degli artisti che si trovano con il pennello in mano.

Colombo che voleva andare nelle Indie si ritrovò nelle Americhe: le intenzioni, come si vede, alle volte muoiono, come le colpe, fanciulle. Se sia stato un bene o un male ciascuno lo giudica de sé (questa cosa di Colombo e dell’America, intendo).

Ma è davvero così?

Per quanto, più umilmente, riguarda il nostro orecchio, assai modesto per quanto splendidamente tornito, l’ora e passa di Rampen non suona nuova, non sembra lambire nessun territorio non si dice inesplorato, ma nemmeno portatore di una qualche direzione che non sia saputa e percorsa, nella lunga storia musicale del gruppo berlinese. Al di là, per l’appunto, di quanto ne pensi, con onestà intellettuale e sapienza compositiva che non si discutono, Blixa Bargeld.

Rampen discende, né più né meno del suo predecessore Alles In Allem e di tanta ottima musica di questi incrollabili palazzi nuovi che crollano, da una grande, impareggiabile, lezione di stile, quella di Alles Wieder Offen. Ma a differenza del precedente lavoro degli Einstürzende Neubauten, quest’ultimo ci pare privo di scoppi ed accensioni, che movimentavano di sbalzi sonori, a partire dalla splendida title track, l’encefalogramma di Alles In Allem, facendone un bel quadro di art rock decadente e stracciato.

Einstürzende Neubauten – Rampen: un disco molto, troppo lungo

Ecco, non si vorrebbe essere fraintesi per nulla al mondo, ma l’encefalogramma di Rampen ci appare piacevolmente, godibilmente, elegantemente piatto. Tutto è al suo posto, ma tutto ci pare troppo al suo posto, troppo misurato, troppo preciso. Sarà che non ci va mai bene nulla, e che abbiamo sempre da ridire, ma il complesso dell’ascolto, inevitabilmente suggestivo, produce, almeno in noi, una rapida sazietà.

Per di più, nel 2024 che ci ritroviamo, 74 minuti di musica non soltanto sono tanti, ma corrono davvero il rischio di essere troppi. Cioè io credo, e penso di averlo detto altre volte, che chi offre in pasto al mondo, oggi, in Europa, un disco così lungo, debba sapersi fare ben perdonare. Ci deve essere cioè, fuori dalle facili battute, una incontrovertibile prova del nove all’ascolto. Che qui non c’è. O almeno, non la troviamo noi. E ce ne dispiace più di un po’. E Rampen ci sembra, pur dopo molti ascolti, se non proprio noioso certo piuttosto ripetitivo nei moduli e nei modi.

Ist Ist, il singolo di lancio, già non ci aveva appassionato all’uscita e continua a suonare molto sentito, anche infilato nel corpo dell’intero disco. Più covincenti ci sembrano, pur senza entusiasmo, la progressione sonora di Planet Umbra, la percussiva, articolata tessitura di Pestalozzi e, ancor più, quell’aguzzo coccio di bottiglia che è Aus Den Zeiten, per chi scrive il punto più alto dell’intero disco.

Va da sé, non c’è cattiva musica in Rampen, anche perché, come cantava Dylan, Satana si presenta spesso come uomo di pace e la musica poco ispirata, ma elegante e frutto di un artigianato di livello eccelso, non delude del tutto quasi mai e strappa una stretta di mano proprio in virtù di un doppiopetto inappuntabile, anche quando preso a nolo.

C’è vita sul pianeta degli Einstürzende Neubauten, questo è certo. Ma c’è, si teme, e si vorrebbe sbagliare, anche una comprensibile consunzione della formula, l’usura di un linguaggio musicale che resta d’alta classe, ma che da qui in avanti rischia di appassionarci con fatica.

Einstürzende Neubauten – Rampen
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Ha iniziato ad ascoltare musica nel 1984. Clash, Sex Pistols, Who e Bowie fin da subito i grandi amori. Primo concerto visto: Eric Clapton, 5 novembre 1985, ed a seguire migliaia di ascolti: punk, post punk, glam, country rock, i pertugi più oscuri della psichedelia, i freddi meandri del krautrock e del gotico, la suggestione continua dell’american music. Spiccata e coltivata la propensione per l’estremo e finanche per l’informe, selettive e meditate le concessioni al progressive. L’altra metà del cuore è per i manoscritti, la musica antica e l’opera lirica. Tutt’altro che un critico musicale, arriva alla scrittura rock dalla saggistica filologica. Traduce Rimbaud.

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