The Garden Dream è l’inquieta opera prima di gglum-Ella Smoker.
Canadese, la cantautrice Ella Smoker, ovvero gglum, ha solo ventun anni e questo è il suo disco d’esordio. Pur mostrando zone acerbe e l’inevitabile affastellarsi di stili ed influenze, The Garden Dream (Secretly Canadian) è un progetto piuttosto coeso e maturo. La voce non brilla per originalità e talvolta sconfina nell’ormai abusato sussurrato che impera all’interno del genere. La scrittura, densa e emozionale, ripara un po’ dal già sentito e gli arrangiamenti sono funzionali a rendere ogni brano un episodio originale.
Le imperfezioni esistenzialiste di The Garden Dream
La Smoker ha dichiarato di essere orgogliosa di questa scelta e di avere tenuto imperfezioni, rudezze e piccoli errori (come l’effetto demo di Honeybee) assolutamente di proposito, un po’ come ha fatto Adrienne Lenker in Bright Future. La scaletta, tutto sommato dominata da episodi semi-acustici, viene turbata da scatti elettrici che sottolineano il lato oscuro dei testi. Per dire, l’iniziale With You è un perfetto teaser per i giovanissimi, brano un po’ ruffiano e scorrevole. SPLAT! ne segue le orme, ma smuove l’aria con chitarre quasi grunge. Dopo le presentazioni, gglum offre la piuttosto algida Late, con voce filtrata e synth, ornata di una coda strumentale aerea che si chiude bruscamente. Quindi appaiono due episodi che sembrano fungere da intermezzo: Pruning 1 e Pruning 2. Il primo, vagamente sperimentale, si regge su raffinate increspature elettroniche, mentre il secondo riporta ad una quiete apparente, con un incipit vagamente consolatorio (Portami a casa/Apri l’acqua/Spazzola via/Anni di massacri). Il seguito del disco non cede in intensità, con canzoni eccellenti come Easy Fun (tra PJ Harvey e Tom Waits) o l’originale e cruda Eating Rust (Mi hai fatto ingoiare ruggine/mi hai dissolto in polvere…).
Il lavoro si chiude con la title track, breve e condita di malessere esistenziale (Ho paura di cosa c’è nel letto/Ti voglio vicino stanotte). The Garden Dream merita di certo la piena sufficienza, anche se il nome d’arte non è proprio entusiasmante, seppur coerente*…
*a parte la doppia g, per glum il dizionario dice: triste, depresso, accigliato…
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