Field Music: la tradizione del pop.
La pasticceria di Penny Lane (per usare una splendida immagine di Riccardo Bertoncelli), ha chiuso da tempo, però nuovi dolci ispirati alle sue specialità, ciclicamente vengono ancora prodotti in zone diverse dell’Inghilterra e, più raramente, degli States. Esempio di questi adepti del culto della melodia – costi quel che costi – nata sulle rive del Mersey sono i Field Music, ovvero i fratelli Brewis (David e Peter) da Sunderland, profonda provincia del nord dell’Inghilterra, giunti con questo Flat White Moon alla loro ottava prova in studio, a partire dall’omonimo scintillante esordio del 2005.
Le coordinate della musica dei Field Music sono quelle di un pop elegantemente fuori moda, raffinato e spigoloso che parte dai quattro ragazzi di Liverpool, passa dai Kinks, Roxy Music e, soprattutto, dai miei adorati XTC; melodie sinuose e scintillanti, una cura del suono e dei piccoli particolari totalmente démodé, impasti sonori celestiali, è musica senza tempo, che si rinnova ogni volta, aggiungendo sempre maggiore grazia al talento dei due fratelli.
Field Music – Flat White Moon: una nuova conferma di un talento fuori dal tempo
Così quest’ultimo Flat White Moon, conferma la continua crescita del gruppo, offrendoci una ennesima raccolta di piccoli irresistibili quadri sonori, dove la melodia la fa da padrona, ma senza mai scadere nella maniera, perché sempre attraversata da piccoli scatti e spigoli che tengono in continua tensione i singoli pezzi. Si parte con la delicata elettronica, il giro di basso incalzante ed i ricami di piano di Orion From the Street, che si tiene in equilibrio appoggiandosi a piccoli innesti di chitarra e cori. Squisita Do Me A Favor, che pare un apocrifo degli XTC, con le acustiche a tratteggiare i confini all’interno dei quali si muovono le voci in falsetto e i contrappunti di cori, anche qui con un crescendo di intensità, lento e inesorabile.
I fratelli Brewis amano prendere un giro particolare e metterlo alla base dei pezzi, per poi costruirci sopra, diversi universi sonori raffinati e irresistibili. Così la meravigliosa Not When You’re In Love, dove su un giro di piano ossessivo che ti aggancia subito, costruiscono vari strati di crema e glassa, fatti di cori usciti da Abbey Road e piccole incursioni di chitarra elettrica, prendendoti al cuore e alle orecchie per non lasciarti più.
È un continuo susseguirsi di piccole gemme.
La chitarristica Out The Flame (sempre gli XTC all’orizzonte), l’intreccio di acustica e archi della deliziosamente beatlesiana When You Last Heard from Linda, i coretti di No Pressure, l’uptempo geniale di Im the One Who Wants To Be With You, il nervosismo celestiale di Invisible Days, la magia senza tempo di una canzone perfetta come The Curtained Room, il finale agrodolce di You Get Better. Difficile veramente scegliere, sono tutti pezzi di livello altissimo, con i quali i fratelli Brewis dimostrano ancora tutto il loro talento di artigiani del pop, che cesellano con cura ed attenzione piccole gemme, con un’attenzione alla cura dei piccoli particolari che lascia molte volte a bocca aperta.
Entrare nel modo dei Field Music è un’esperienza magica e ritrovarsi negli orizzonti sonori dei due fratelli è una cosa che ti fa provare una sensazione di gioia e di delizia, che solo certi album riescono a regalare.
Disco bellissimo.
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