Rhiannon Giddens with Francesco Turrisi - They're Calling Me HomeNonesuch - 2021

Rhiannon Giddens, Francesco Turrisi e l’agognato ritorno a casa.

 

Rhiannon Giddens with Francesco Turrisi - They're Calling Me Home
Nonesuch – 2021

Tutti parlano bene di Rhiannon Giddens e della sua musica che assimila country, old-time, canzone d’autore e impegno civile secondo una modalità che potremmo definire tradizional-moderna. Il suo disco più celebre, Freedom Highway è nobile, bello e sin troppo ineccepibile. La quarantaquattrenne Giddens, che ha alle spalle anche studi musicali classici, è un’autentica prima della classe e questa ‘perfettinità’ suona un po’ strana rispetto al tipo di musica suonata che dovrebbe essere per natura ruvida. Ruvida (e bellissima) come la suonava un altro nativo della Carolina del Nord, Doc Watson.

Francesco Turrisi forever

E qui entra in scena la parte patriottica della recensione. Avete presente quando si dice “una personalità che fa onore all’Italia nel mondo”? Ecco, Francesco Turrisi corrisponde a questa descrizione. Il polistrumentista e compositore torinese ha lasciato l’Italia da qualche anno, inciso album a proprio nome  e suonato con  gente bella del mondo jazz e folk. Si è cominciato a parlare di lui “nel mondo” in occasione dell’uscita, nel 2019, di There Is No Other, accreditato a Rhiannon Giddens with Francesco  Turrisi (e candidato a un Grammy nel 2019). È un album dove due sensibilità in apparenza diverse si avvicinano e si piacciono, con Wayfaring Stranger collocata a pochi brani di distanza dalla Pizzica di San Vito. Giddens è sempre brava-bravissima e Turrisi anche, ma è lui a metterci l’umanizzazione, il tocco geniale sempre al momento giusto. Lo si può persino paragonare al Ry Cooder anni ’70 che quando toccava il mandolino illuminava anche le giornate più buie di un ascoltatore.

They’re Calling Home: altro disco da lockdown

A proposito di buio, nel 2020 è arrivata la pandemia e Giddens e Turrisi si sono trovati bloccati a Dublino, già da qualche tempo loro residenza. Qui hanno registrato They’re Calling Me Home. La quasi title-track Calling Me Home fu composta parecchi anni fa dalla banjosta Alice Gerrard, ma nel contesto odierno acquista una pregnanza fortissima:

Un vecchio amico giaceva sul letto di morte
Teneva la mia sul suo petto ossuto
E quando ho avvicinato la testa ha sussurrato
Sì, mi stanno richiamando a casa
Mi stanno richiamando a casa

 

Qualcuno ha scritto che They’re Calling Me Home ha come temi fra loro intrecciati il desiderio di casa e la paura della morte. Si tratta di una descrizione sicuramente efficace, ma che rischia di far apparire come temibile un lavoro che è soprattutto struggente (oltreché ricco di idee). Di certo i due musicisti sentono la mancanza degli Stati Uniti e dell’Italia, eppure paiono assorbire con grande disponibilità le suggestioni sonore che la terra di residenza/confinamento emana. Lo dimostrano, giusto per fare un paio di esempi, il violino di Avalon o il flauto alla Matt Molloy di Black Crow.

Quanto alla morte, è fin dal titolo ben presente in O Death (che qualcuno ricorderà nella colonna sonora di Brother, Where Art Thou?), mentre un senso di perdita pervade When I Was In My Prime (già nel repertorio dei Pentangle), o il canto di commiato Black As Crow.  Altrove però non è il sentimento fosco a prevalere: lo spiritual I Shall Not Be Moved – non a caso inno anche del movimento per i diritti civili – comunica energia ‘resistente’ e lo stesso vale per Water Bound, dove l’impossibilità del ritorno a casa causa acqua alta diviene pretesto per un ballo fino al mattino.

L’atipica conclusione di They’re Calling Me Home

 

Detto che Rhiannon Giddens se la cava bene anche con il repertorio italiano sia popolare (Nenna nenna) sia colto (Si dolce è’l tormento di Claudio Monteverdi), resta da parlare della traccia conclusiva. È la celeberrima Amazing Grace, qui in versione atipica, visto che Giddens si produce in vocalizzi senza parole, dunque eliminando (o dando per sottinteso?) il celebre testo. Grazie a un bellissimo intervento di  uilleann pipes l’effetto è elegiaco eppure vitale: una chiusura perfetta che ribadisce il senso dell’intero disco. Complimenti allora a Rhiannon Giddens e ancora un patriottico grazie a Francesco Turrisi.

Rhiannon Giddens with Francesco Turrisi - They're Calling Me Home
7.4 Voto Redattore
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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