The Chills e Scatterbrain: indie-pop mon amour.
Martin Phillipps ha 57 anni e un aspetto da soddisfatto crocerista seriale. Difficile immaginare, guardandolo, che abbia frequentato depressione, droghe, alcool, epatite C. Difficile anche immaginare che, come musicista, abbia un tempo sfiorato la grande affermazione commerciale. Difficile immaginare, infine, che una vicenda tutto sommato triste produca suoni levigati e suadenti come quelli dei The Chills, la band di cui Phillipps è fondatore, leader, mentore, dissolutore, ri-fondatore, bandiera che ancora garrisce al vento del rock alternativo.
Breve storia dei The Chills
The Chills nascono nel 1980 a Dunedin, Nuova Zelanda, partono un po’ punk-wave e poi diventano cesellatori di canzoni pop scritte magnificamente e percorse da un filo di psichedelia e due fili di inquietudine (ascoltare Pink Frost per capire). Dopo una serie di singoli, pubblicano nel 1987 il primo vero album, Brave Worlds. A inizio anni ’90 arrivano incoraggianti riscontri commerciali e i nostri sembrano a un passo dal successo anglo-americano. Fanno invece un passo nel precipizio delle brutte storie di Phillips, mentre il successo arride al grunge e ad altro tipo di suono e attitudine.
I Chills di Scatterbrain
I Chills degli anni ’00 del ventunesimo secolo vivono un’esistenza sottotraccia. La vera rinascita, supportata da una formazione finalmente quasi stabile, è datata 2015 con Silver Bullets a cui segue, tre anni dopo, il brillante Snow Bound. Il nuovo Scatterbrain è il classico disco che “si ascolta con piacere”. E subito dopo si riascolta con altrettanto piacere perché dura solo 31 minuti.
L’iniziale Monolith e altri episodi dicono che siamo sempre nell’ambito del pop per chitarre un po’ sixties, un po’ eighties e un po’ dream che ha fatto le recenti fortune dei vicini di isola Rolling Blackouts C.F., ma ci sono anche altri elementi. Ci sono, ad esempio, fiati scoppiettanti e tastiere che fanno pensare al prog o al pop radiofonico di un tempo (The Walls Beyond Abandon), mentre Hourglass si propone come classica ballata acustica con un tocco di folk inglese. Più avanti Caught in My Eye è una meditazione per voce, piano e poco altro quasi nello stile di un altro artista ritornato alla musica dopo lungo silenzio, Bill Fay.
La voce e i testi di Martin Phillips
A colpire è però soprattutto la voce di Phillips che, rispetto al passato, mostra un timbro più scuro ed esistenzialista inevitabilmente attribuibile alle tante vicissitudini attraversate. Qualcosa cambia anche nei testi che raccontano di creature strane (Little Alien) oppure della caducità delle nostre esistenze (Hourglass, Destiny). Insomma, anche qui segnali emblematici da parte di qualcuno che non se l’è passata bene, ma si sta – a suo modo – ricollocando nel mondo. E che, nonostante i guai, da una quarantina d’anni scrive canzoni dal mirabolante senso melodico, canzoni da prima mattina con cielo sereno perfetta per affrontare la giornata. Anche sapendo che ci saranno difficoltà.
PS. Per ascoltare i primi passi dei The Chills è consigliata la splendida antologia Kaleidoscope World.
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