Fiesta Alba

I misteriosi Fiesta Alba.

Lo confesso: in genere non amo gli EP. Trovo che nascondano quasi sempre un’operazione commerciale e specialmente nelle riuscite migliori – e non sembri contraddittorio – mi richiamano alla mente la spiacevole sensazione del “coitus interruptus”. Stavolta però mi sento di dover fare un’eccezione. Il disco in questione, Fiesta Alba, è il prodotto della collaborazione tra quattro musicisti di cui, lo confesso, ignoravo totalmente l’esistenza fino a poco fa e che del resto fanno di tutto per mantenere misteriosa la loro identità celandosi dietro più o meno fantasiosi moniker. Si tratta di Octagon, compositore e chitarrista; Dos Caras, che produce e si occupa dell’elettronica; Fishman al basso e Pyerroth alle batterie acustiche. Inoltre quattro dei cinque brani che compongono l’EP si avvalgono anche delle voci di altri personaggi, almeno per chi scrive altrettanto misteriosi.

Fiesta Alba: i riferimenti

Il disco si presenta subito come debitore di una serie di generi abbastanza facilmente riconoscibili: dub, hip hop, rap certamente, ma anche afrobeat, post punk e perfino certa new wave. Tanto per esemplificare, i Talking Heads di Remain In Light risuonano in più di un’occasione. Il tutto però, lungi dall’essere semplicemente giustapposto, è sapientemente miscelato in un insieme coerente che strizza l’occhio anche a certo jazz e a certa musica contemporanea, con un’operazione che richiama alla mente anche alcuni “episodi” del repertorio di Frank Zappa. Un altro elemento di “sorpresa” è dato dall’uso tutto sommato molto “discreto” dell’elettronica, comunque assai inferiore a quello che ci saremmo aspettati in un disco del genere: un’elettronica “vintage” e minimalista, che duetta senza prevaricare con chitarre, basso e batteria, per una volta “acustica”.

Nella iniziale Laundry la voce di Nicholas “Welle” Angeletti sa passare dal “dolce” al graffiante in un continuo dialogo con ipnotici e martellanti riff di chitarra. Juicy Lips è rappata da Tha Brooklyn Guy sullo sfondo più elettronico dell’intero disco. Con Dem Say, affidata alla voce di Kylo Osprey, i consueti lancinanti riff chitarristici si muovono su uno sfondo di ritmi africaneggianti. Ritmi che echeggiano anche nella successiva Burkina Phase, introdotta da suoni che richiamano una kalimba per dare poi spazio alle chitarre, che alternano riff “tirati” a momenti quasi “melodici”: il tutto però contrappuntato da una voce che sembra quasi “vomitare” inquietanti messaggi. Esclusivamente strumentale il breve brano finale Octagon, dove una melodia ossessiva sembra stemperarsi verso la fine in un respiro più ampio, per poi ricomporsi subito in un finale nuovamente turbinoso.

Venti minuti di ottima musica

In conclusione, meno di venti minuti, dai quali però non si esce con una sensazione di insoddisfazione. Anzi, forse questa è la lunghezza ideale per gustare appieno una musica che alla lunga forse potrebbe risultare ripetitiva. Ma questo è un dubbio destinato a rimanere tale, almeno finché i protagonisti di questa avventura musicale non proveranno a ripetersi sulla lunga distanza. Per adesso ci godiamo questo debutto, indubbiamente originale e ben riuscito.

Fiesta Alba - Fiesta Alba
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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