Fire!

Il cammino di frontiera dei Fire! conduce a Testament.

Sono passati quindici anni dall’esordio dei Fire! con You Liked Me Five Minutes Ago. Nel frattempo il trio svedese ha incrociato un guru della scena alternative come Jim O’Rourke, collaborato con chitarristi come Stephen O’Malley, Oren Ambarchi e David Sandström e dilatato la formazione fino ad assumere le forme di un Orchestra di quaranta elementi per gli oltre cento minuti di musica di Echoes del 2023. Con questo ottavo album ha deciso di provare a ritrovare l’essenza più autentica della sua musica. Niente elettronica, né ospiti e una registrazione in studio su nastro analogico con la produzione di Steve Albini. Se da un lato questo contribuisce ad asciugare i barocchismi di un prog-jazz misto alla sperimentazione elettronica, dall’altro, limitandosi a basculare fra l’avant e il free-noise, il gruppo finisce per esaurire troppo presto la gamma dei colori a disposizione.

Cinque lunghi brani compongono il disco

Così nei cinque brani che compongono Testament (da oltre dieci a poco più di cinque minuti la durata) c’è qualcosa di ineluttabile e implacabile. Sarà il suono ansiogeno del sax baritono di Mats Gustafsson, sarà il pulsare ossessivo del basso di Johan Berthling, sarà il metronomico martellare (invero monotono) della batteria di Andreas Werlin, ma al termine dell’ascolto la sensazione è quella di essere dei sopravvissuti che si aggirano in un fall out post-atomico.

Il brano migliore è sicuramente Running Bison Breathing Entity Sleeping Reality (bel titolo eh?), una marcia dolente e onirica che diventa fragorosa a metà del suo cammino per poi ritrovare verso la fine un passo costante e sinuoso. Difficile entusiasmarsi invece per la compatta apertura di Work Song For A Scattered Past o per la monocromatica The Dark Inside Of Cabbage. Tanto meno per la caotica e fragorosa One Testament One Aim One More To Go Again, traccia finale che amplificare i dubbi su un disco dalle troppe ombre.

Fire! - Testament
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Da ragazzo ho passato buona parte del mio tempo leggendo libri e ascoltando dischi. Da grande sono quasi riuscito a farne un mestiere, scrivendo in giro, raccontando a Radio3 e scegliendo musica a Radio2. Il mio podcast jazz è qui: www.spreaker.com/show/jazz-tracks

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