Green Day - Saviors

Saviors: trent’anni di Green Day

Saviors (Reprise Records) è il quattordicesimo album in studio dei Green Day. La band di Berkeley, capitanata da Billie Joe Armstrong, quest’anno celebra un paio di anniversari importanti: nel 1994 infatti usciva Dookie, il loro “esordio capolavoro” e vent’anni fa American Idiot, altro episodio simbolo della loro carriera e rappresentativo di un’epoca non solo dal punto di vista musicale. Il trio power pop-punk più famoso al mondo oggi cerca di trovare un nuovo equilibrio tra le responsabilità di agitatori rock del 2004 e l’ironia degli esordi.

Il nuovo album, prodotto da Robert Cavallo, è un viaggio tra testi introspettivi, critiche sociali e linee melodiche consolidate nel corso del tempo: un omaggio alla storia dei Green Day e alle loro radici. Dopo svariati ascolti si può decretare che, purtroppo, Saviors si inserisce nel percorso artistico della band senza raggiungere la schiettezza degli esordi né la completezza di American Idiot collocandosi come un disco di maniera, o di passaggio.  Ecco servito quindi un lavoro autocelebrativo, che sa di revival, con poco materiale memorabile.

Le nuove canzoni

Saviors è composto da quindici nuovi brani che onorano la storia dei Green Day in un lungo percorso che alterna serietà e sarcasmo tra momenti melodici e altri più spiccatamente pop-rock. Il rimando alle origini è costante, ma il risultato non sempre efficace. Interessante l’apertura con The American Dream Is Killing Me, una canzone che prende di mira le teorie del complotto e gli atteggiamenti anti-immigrati di una parte degli U.S.A. Bene anche le tematiche affrontate in Strange Days Are Here To Stay. Qui i Green Day tirano le somme con tinte cupe: “Non riesco a vedere questo finale bene, ora che è troppo tardi”.

Peccato che la linea melodica di un po’ tutto l’album suoni spesso come un pesante già sentito che può far felici i fan della prima ora e annoiare chi non è proprio un accanito sostenitore del genere. Il singolo Bobby Sox è l’emblema perfetto dei Green Day 2024: orecchiabile quanto basta, radiofonico e smaccatamente “vintage”.  Non mancano comunque momenti in cui i Green Day ritrovano uno smalto degno del loro nome. In Coma City e 1981 i “ragazzi” danno il meglio riallacciandosi esplicitamente a ciò che hanno fatto negli anni d’oro della loro carriera. Il giudizio finale non può non essere influenzato dal fatto che Armstrong e compagni sono stati la colonna sonora di una generazione: MTV e Videomusic vi dicono qualcosa?

Green Day - Saviors
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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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