MGMT – Loss of Life

Il ritorno a lungo atteso degli MGMT con Loss of Life.

Sono trascorsi sei anni esatti dalla pubblicazione di Little Dark Age, l’album che aveva segnato il ritorno agli antichi splendori per gli MGMT,  dopo un periodo di alti e bassi seguiti al loro debutto sfolgorante avvenuto nel 2007 con Time to Pretend. Little Dark Age era un album molto sperimentale, attraversato dalla ricerca di sonorità art rock e psichedeliche, che per quanto riuscite, non sembravano incarnare al meglio lo spirito della band.  I molti interrogativi attorno al prosieguo della loro carriera musicale vertevano proprio su questo:  cosa potevamo aspettarci da  Andrew VanWyngarden e Ben Goldwasser? Tutti i dubbi sono stati sciolti in questi giorni, che hanno accolto il loro quinto album in studio, Loss of Life (Mom+Pop).

La collaborazione con Christine and the Queens

Il lavoro, dieci tracce che si dipanano per una durata di circa 45 minuti, è interessante sotto molti aspetti. Sperimentazione, art pop e sonorità synth vagamente psichedeliche:  Loss of Life è una sorta di sintesi di quanto prodotto in passato, un microcosmo nel quale gran parte degli eccessi sembrano essere stati eliminati allo scopo di ottenere un sound finalmente calibrato.

L’album, che vede anche un riuscito featuring con Christine and the Queens, si apre curiosamente sulle note di Loss of Life (part 2), un brano interlocutorio, che, su una trama decisamente sintetica, innesta un antico poema  gallese.

La prima traccia cantata è  invece Mother Nature, che è anche il primo estratto dal disco. Pubblicato a fine ottobre 2023, si tratta di un brano pop dalle cadenze eleganti e raffinate e dalle venature britpop anni 90, perfetto biglietto da visita e cartina di tornasole per Loss of Life nel suo complesso, un album che mescola, stravolge e rilegge sounds di epoche differenti in un affascinante viaggio fra passato e futuro.  Ci introduce a Dancing in Babylon, la già citata collaborazione con Christine and the Queens, una ballata che, in coda, vira sapientemente alla disco anni 80.

I momenti migliori e quelli peggiori di MGMT – Loss of Life

Le tracce si susseguono alternando sound e atmosfere, creando una sorta di antologia di stili. E così People in the Street, delicata ballata dal testo malinconico e disincantato (Marciano al ritmo di un altro tamburo./ Esaminano le ricevute con una lente d’ingrandimento/ Le persone nelle strade non cantano insieme a loro/Perché probabilmente sono malati e stanchi) ci guida fino alla ritmatissima Bubblegum Dog sottolineata da folgoranti riff di chitarra a creare un ritornello accattivante e estremamente orecchiabile, nella quale non possiamo non ritrovare un sottile richiamo ai Flaming Lips, da sempre un punto di riferimento della band (i due gruppi si sono anche esibiti assieme in passato).

Interessante, la sequenza Nothing to Declare e Nothing Changes, con la prima traccia attraversata da venature folk e psichedeliche seventies, che virano al dreampop della seconda. L’album perde un po’ di smalto in coda. Phardie’s Song rievoca atmosfere sixties, ma ha una struttura troppo frammentata e pare dilungarsi un po’. Le cose non migliorano con I Wish I Was Joking, che sembra durare all’infinito. Chiude le danze la title track Loss of Life, un brano decisamente sperimentale e insolito, dalle molteplici variazioni di ritmo, ma non è particolarmente di facile ricezione, contribuendo così ad abbassare la valutazione globale dell’album.

MGMT – Loss of Life
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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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