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No Gods No Masters è il grido d’allarme dei Garbage per un mondo disastrato.

Garbage - No Gods No Masters
Infectious Music – 2021

L’inizio con slot machine ricorda anche concettualmente la celebre Money pinkfloydiana. Sui rumori della macchina mangiasoldi s’innestano elettronica, ritmi spezzati quasi funk  e la voce di Shirley Manson che evoca una realtà sinistra. Il pezzo si chiama The Men Who Rule The World e dà il tempo e il senso a un disco che peraltro si fa già capire dal titolo: No Gods, No Masters.

Se  dispiace assai che ancora in epoca pre-Covid il mondo avesse preso una piega pessimamente ingiusta, ci resta almeno la minimale consolazione che tale piega abbia consentito ai Garbage di svestire le giacche grigie più t-shirt nere  da  rocker pre-pensionati per ritornare in scena persino più grintosi degli inizi.

Breve storia dei Garbage

Ricordiamo che il quartetto nasce in quegli anni ’90 in cui il rock alternativo è una cosa seria sia per la  circolazione delle idee che per quella di denaro. C’è il grunge, ci sono i Pixies e ci sono gli Smashing Pumpkins a unire asprezza di idee a begli esiti commerciali. La formula, con sapiente viraggio pop, funziona persino meglio per i Garbage guidati da Butch Vig, non a caso colui che aveva dato poco prima ai Nirvana il suono giusto per diventare celebri. Celebri ma infelici i Nirvana (almeno nel caso di Kurt Cobain), celebri ma più sereni  i Garbage del vendutissimo primo album omonimo. E questo nonostante Shirley Manson provi qua e là a sembrare tenebrosa come Siouxsie.

In tutta onestà non si può parlare di musica davvero emozionante e le cose si inchiattiscono album dopo album, al punto che i nostri diventano quasi dei paradigmi del rock dato per morto. E ora ecco, come detto, il guizzo rabbioso di No Gods No Masters.

In No Gods No Masters i Garbage si fanno prendere dalla rabbia

Ogni ingiustizia, dal maschilismo al razzismo, dal capitalismo alla sopraffazione politica viene passata in rassegna secondo un assetto sonico-ideologico che potremmo definire pessimismo vitalista. Il mondo va male ma ci sono cose, la musica ad esempio, che possono fungere da boa a cui aggrapparsi o da faro a cui guardare per tentare l’approdo a un futuro un filino meno fosco. Non a caso, dopo momenti tesi, angoscianti e sempre con molta elettronica come Wolves e  Godhead oppure disillusi come Waiting for God oppure ancora apocalittici come A Woman Destroyed, arriva l’inno ribelle della title-track: “Il futuro è comunque mio/ Nessun  padrone e niente divinità a cui obbedire/ Rifarò sempre gli stessi errori”.

I Garbage salvatori del rock?

Detto tutto questo e aggiunto che la voce di Shirley Manson ha preso una piega aspra e a volte quasi sepolcrale, ci si potrebbe immaginare un album davvero bello. In realtà non è esattamente così. C’è troppa ricerca dell’effetto sia nei testi sia nei suoni, mancano le melodie memorabili e alla fine si percepisce una certa monotonia fatta di  molto pensiero e poco sentimento. Alla resa dei conti i Garbage predicano ai convertiti e difficilmente attireranno nuovi adepti politici o sonici. E nemmeno potranno curare la crisi del rock. Ma nessun timore, per quella la medicina arriva dall’Italia e si chiama Måneskin.

Garbage - No Gods No Masters
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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