Rock indipendente al tempo del covid: Godspell Twins – Badtism.
La noia del lockdown, quello vero del periodo marzo-maggio di questa infausta era-Covid, ha creato uno strano fenomeno, dove i grandi nomi si sono premurati di rinviare uscite e (ovviamente) tour, mentre la musica indipendente non solo non si è fermata, ma ha trovato la forza di reagire da casa con i concerti streaming, ma anche con le numerose produzioni “homemade” nate proprio in quei giorni.
I Godspell Twins devono la propria esistenza a questo destino infausto, perché Nick Baracchi e Carlo Lancini, il duo di chitarristi che lo ha creato a distanza, sono da sempre impegnati in progetti diversi. Baracchi ha infatti una sua ormai lunga carriera solista, iniziata nel 2003, oltre che una intensa attività di produttore, mentre Lancini ha al suo attivo due album con i Mojo Filter e tre con la sua band attuale, gli Stone Garden. Badtism è un gioco di parole che abbrevia l’espressione “Bad Time Baptism”, un battesimo tenuto in tempi grami a Bergamo, epicentro dell’epidemia in Italia, e che ha portato un disco di puro rock americano davvero godibile.
Godspell Twins: una vera band per Badtism
Aiutati da Daniele Togni al basso e Jacopo Moriggi alla batteria, i due scoprono subito le carte con il micidiale riff di Callie Crane, ma già l’honky-tonk ballad di This Old Town Will Bring Me Down ci riporta ai Green On Red più rurali, con un bel gioco di voci e la sezione ritmica qui fornita da Joe Barreca e Daniele Negro dei Mandolin’ Brothers. Si torna a macinare polvere e elettricità con Way Down Mississippi, con le tastiere di Filippo Manini e la voce di Elisa Mariani a riempire il suono, e si omaggia subito il padre spirituale dell’album Neil Young, con una versione di Mellow My Mind, soffertissimo brano tratto da Tonight’s The Night, se è possibile ancora più al limite di una vocalità rotta dal dolore dell’originale.
Molto bella la ballata One More Day, che apre il cuore per affrontare il delta-blues acustico di Kansas City, in cui fa capolino la chitarra dell’esperto Francesco Piu, e l’invettiva politica di Children Of War, un duetto con il rocker nostrano Luca Milani.
Non mancano le cover
Con What’s Going On si entra in puro mood da gospel in salsa southern rock, giusto preambolo alla seconda cover dell’album, una pigra e acustica Willin’ dei Little Feat, che resta forse il miglior inno da strada che gli anni settanta ci abbiano lasciato. Chiude l’album un altro bel giro di chitarre in Mama’s Truth, degna chiusura di un disco che ovviamente non pretende di riscrivere una storia musicale lontana da noi, ma che proprio artisti come Baracchi e Lancini contribuiscono a tenere viva insieme a tutta una scena di roots-music italiana che ormai da almeno 15-20 anni ha raggiunto l’agognato livello del “suonano proprio come gli americani”.
Be the first to leave a review.