James Blake – Friends That Break Your Heart

Il quinto e atteso disco di James Blake si intitola Friends That Break Your Heart.

Friends That Break Your Heart (Republic/Polydor), quinto album in studio in dieci anni per l’inglese, trapiantato a Los Angeles, James Blake, era, almeno per me, uno dei più attesi della stagione autunnale. Artista legato, quanto meno agli esordi, alla scena musicale che per semplicità possiamo identificare con l’appellativo ‘movimento post-dubstep’, ha saputo nel tempo elaborare uno stile originale, un raffinato mélange di sonorità garage, elettroniche sperimentali e R’n’B, sottolineato da ballate struggenti.

Assume Form, titolo apparso nel 2019, aveva sorpreso e, forse, deluso una parte degli estimatori di Blake, in parte per via dell’assenza delle complesse sperimentazioni che hanno sempre costellato la sua produzione musicale, sebbene, occorre dire, non era certo compito agevole replicare gli splendori del precedente The Colour in Anything. Friends That  Break Your Heart viene in parte in soccorso a questa lacuna. Sublimate della splendida voce, calda e duttile, capace di alternare falsetti a note profonde e baritonali di James, le dodici tracce che compongono l’album hanno il potenziale per arrivare tanto a un pubblico mainstream, che non disdegnerà le ballate romantiche che dell’album sono comunque il pezzo forte, quanto ai fan di vecchia data, desiderosi di cimentarsi con elaborate sperimentazioni elettroniche.

Il tema che attraversa il disco

Fil rouge che lega i dodici brani è l’amicizia che si confonde e mescola con l’amore, e  che Blake declina con sapienza, sensibilità e delicatezza, dimostrando una ennesima volta di essere uno storyteller raffinato, dotato di una penna folgorante. Spetta alla magnifica Famous Last Words il compito di aprire le danze. Un brano tanto semplice, quanto efficace: il minimalismo della trama musicale, costituita essenziamente da un tappeto di sintetizzatori punteggiato da una linea di basso,  è amplificato dagli arrangiamenti perfetti e sublimato dalle variazioni impresse dal fraseggio dell’inglese.

“Non posso credere di credere ancora in te/ Dovrei avere perso la fiducia/  dovrei averla persa ormai/ E non posso credere che sto ancora cercando scuse per i tuoi crimini/ Ho veramente perso la testa, l’ho veramente persa questa volta” udiamo nella seconda strofa.

Non meno bella e struggente la seconda traccia Life Is Not The Same, brano che affronta il tema del tradimento e dell’abbandono: “Entrambi nuotiamo verso il mare/ Mi hai perso intenzionalmente/ Ma quello era ieri/  (Era ieri)/  Sapevi che si sarebbe fatto buio/ Ti sei assicurata che avrei avuto bisogno di te/In ogni modo”.

I featurings

Maestro delle collaborazioni musicali, James anche in quest’occasione si cimenta in featuring particolarmente efficaci. Il primo arriva con Coming Back, traccia dalla trama musicale complessa nella quale assistiamo al dialogo con SZA, su un testo che declina ancora una volta il tema delle relazioni tormentate. Sono i rapper JID e SwaVay  a fare invece capolino su Frozen, uno dei brani più interessanti e insoliti dell’album, un mélange di rap e soul, venato di elettronica, che può contare su un testo agrodolce, fra struggimento e cruda attualità.

 

Say What You Will è il momento più alto di James Blake – Friends That Break Your Heart

Le dodici tracce sono complessivamente di ottima qualità e anche i brani interlocutori sono estremamente piacevoli. È  il caso di I’m So Blessed You’re Mine o il duetto con Monica Martin, Show Me, che fa da apripista alla maestosa Say What You Will, punta di diamante dell’album alla quale prende parte Finneas, musicista multistrumentista fratello della più nota Billie Eilish, prestandosi, nel video di accompagnamento, a un simpatico gioco delle parti. Un pezzo che ci regala una performance vocale straordinaria di Blake impegnato in un testo autobiografico che sa rappresentarlo al meglio:

“Posso trovare la mia strada senza superpoteri/Posso prendere il mio posto senza diventare acido/Forse non renderò orgogliosi tutti quegli psicopatici/Almeno posso vedere le facce delle folle più piccole/ E sto bene, no, posso guidare da solo/Ho smaltito la sbornia del tempo passato sullo scaffale/E sono stato normale/E sono stato ostracizzato come una cometa/ che sfreccia in un cielo vuoto”.  Bella la sequenza finale che comprende la malinconica title track: “E mi sono spinto ad essere vulnerabile/ E poi ho dormito con un occhio aperto/Tutto quel dolore e niente di guadagnato alla fine/Alla fine, erano amici” udiamo in coda al brano, sullo sfondo insolito per Blake, delle note di una chitarra acustica. Chiude onorevolmente l’album If I’m Insecure, a suggello di un disco che si candida naturalmente al podio del best of 2021.

James Blake – Friends That Break Your Heart
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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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