Uscita postuma per il rimpianto Jason Molina: Eight Gates.
Nella vita tormentata di Jason Molina e delle sue creature (Songs: Ohia, The Magnolia Electric Co.) c’è stato spazio anche per l’Italia. Si ricorderà il disco registrato a Modena, Mi Sei Apparso Come Un Fantasma, titolo veramente splendido per un disco non del tutto riuscito. Si viene adesso a sapere, con l’uscita di Eight Gates, l’album postumo frutto di una trasferta europea, che l’avventura italiana aveva portato altre conseguenze. Molina dichiarò, mentre era in corso la registrazione di questi brani, di aver contratto in Italia una malattia rara da morso di ragno e di essersi curato con difficoltà a Londra: “Ho incontrato sette medici e una specie di Dr House”.
Un disco registrato nel 2008
Non si sa se i deliri alcolici che lo portarono alla morte fossero già in atto all’epoca, visto che siamo nel 2008 e Molina è morto nel 2013, ma le dichiarazioni riportate sono in contraddizione con il moderato buon umore che si intuisce nel disco (“Zitti! E ascoltate il brano!” esclama ad un certo punto). Altre testimonianze rivelano una passione smisurata per dei parrocchetti che, secondo il cantautore, potevano essere i discendenti di quelli liberati da Jimi Hendrix (peraltro un esempio di fake news ante litteram). In ogni caso il disco si apre con il loro canto, registrato dallo stesso Molina. Eight Gates raccoglie i nove brani di queste session, mischiando il relativamente compiuto con versioni acerbe ed incomplete.
Eight Gates lascia intravedere il talento di Jason Molina
Nei passaggi più coesi Molina spalma le sue canzoni sopra un drone elettronico, perfetto per esaltare la voce. In questi momenti di grazia e bellezza risiede l’importanza di questa raccolta, anche se il tutto ammonta a soli venticinque minuti di musica.
Proprio un vero peccato che brani come Whisper Away, Shadow Answers The Wall o Thistle Blue non abbiano avuto il giusto sviluppo ed ampliamento, mentre le canzoni da sbozzare, come She Says, Old Worry o la finale The Crossroad +The Emptiness, sono difficili da giudicare, anche se promettenti. Come sempre, il materiale tocca il cuore, gronda lucida sofferenza e sa di grandi rimpianti. Eight Gates è un’uscita riservata solo ai fan più accaniti, e l’introduzione di un brano, scolpita come una lapide sul nastro, è un brivido che corre sulla schiena: “La migliore versione del pezzo è quando uno è ancora vivo”.
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