È il momento di far risentire la sua voce: ecco Jello Biafra con Tea Party Revenge Porn.
Anticipato da un paio di pezzi e relativi video in estate, esce con perfetto tempismo politico, alle porte delle elezioni americane Tea Party Revenge Porn, l’ultimo lavoro di Jello Biafra con i ragazzi della Guantanamo School of Medicine, dopo sette anni di silenzio dall’ultimo White People And The Damage Done. Si fa per dire, ovviamente, perché il silenzio non rientra fra le prerogative di Jello, che sarà sì un 62enne un po’ sovrappeso ma non pensa certo a pensioni, tantomeno dorate. Con tutto quello che succede intorno a lui, il miglior candidato sindaco di sempre (un notevole 3% alle elezioni del ‘79), non le ha mai mandate a dire.
What Would Jello Do
Da una parte l’attività della Alternative Tentacles “making America think again since 1979”, ininterrotta dalla sua nascita e sopravvissuta ai Dead Kennedys, e poi nuovi gruppi, tour, dj sets, spoken word, i suoi WWJD ( What Would Jello Do?) video da 5 minuti in cui Jello affronta un tema politico o sociale con una lucidità di pensiero e un’ironia che lo rende mai banale, come solo chi non si prende troppo sul serio sa essere. Tempismo perfetto dicevamo, e sebbene quel riferimento a Tea Party, a Sarah Palin sembra provenire da un’ epoca lontana, in tempi di Qanon, non c’è soluzione di continuità con quanto di peggio abbiamo oggi, e tutto quello che Biafra ha scritto nelle sue canzoni anni fa sembra essersi avverato ( dovrei smettere forse, scherza lui..).
Trump Hates Me
Non è il 1984 di California Über Alles, ma non pare che vada molto meglio da quelle parti e dalle nostre: nessun buen retiro per JB, nessuna esitazione nella condanna di quello che non va, anche nella sua città ormai travolta dal dotcom holocaust che ha reso insostenibili gli affitti per i pochi resistenti di Mission e di altri quartieri una volta popolari e creativi.
Da questo scenario muove il nuovo disco, dove ai collage dell’inseparabile Winston Smith (sua è la copertina del disco) si affiancano video che sono un flusso di immagini e giochi di parole, dove Putin sta con Nancy Pelosi e Ivanka Trump (We Created Putin) in un pezzo hardcore che poi vira in un ritmo dub, con cori che trasformano il titolo in un anthem.
Il punk non passa di moda: Jello Biafra e il Tea Party Revenge Porn ne sono la prova
E così ancora classic punk rock con Taliban Usa, The Last Big Gulp, No More Selfies, per dieci brani forse un po’ troppo lunghi (4/5 minuti) e forse un po’ troppo uguali musicalmente. Ma quello che lo salva dal rischio di un patetico declino è il suo essere fondamentalmente un prankster, di dire verità burlando, di esser tuttora creativo, incendiario, energico ed energetico in special modo dal vivo. Aspettiamo di poterlo rivedere dal vivo in qualche sperduto club resistente e nel frattempo godiamoci il caleidoscopio di parole e immagini aspettando quel che il 3 novembre farà di naziTrump.
Voto alla carriera 9.
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