Con Lament i Touché Amoré sembrano mettere tutti d’accordo.

Ci sono tanti modi di ricollegarsi al punk nella musica contemporanea. Quest’anno il bel disco di Jeff Rosenstock, No Dream, ci ha riportati a un punk stradaiolo di grande annata. Ma oggi per molti la band che meglio incarna lo spirito punk sono i Touché Amoré. In giro da oltre dieci anni, stretti intorno al cantante-compositore principale Jeremy Bolm, costanti e con pochi cambi di formazione, si sono creati un pubblico che li ama e con il nuovo Lament sembrano metterlo d’accordo con la critica musicale, generalmente entusiasta.
Un disco nella tradizione del miglior hardcore (e dintorni) americano
Il suono dei Touché Amoré è decisamente americano. Le origini lontane le possiamo trovare in formazioni come i Minor Threat e i Fugazi, ai quali si aggiungono molte delle tendenze che il genere ha registrano negli anni ’00. C’è spazio per il post-hardcore, per l’emo (o screamo), ben poco invece per il garage, diciamo quel suono più r’n’r che caratterizzava il punk della prima ora.
https://youtu.be/WAK4GB7LIkw
Bolm urla nel microfono testi spesso belli, introspettivi anche quando hanno una valenza politica, fornendo una voce alle angosce sue personali, delle quali spesso parla (lutti, depressione), e nelle quali certamente non è difficile ritrovarsi. La band lacera chitarre e la sezione ritmica accompagna con vigore su canzoni la cui struttura è spesso non lineare, pur restando tutto sommato melodiche e ben sotto la soglia di rumore degli ultimi At The Drive-In, che pure qui e lì si sentono, per esempio in Limelight (con Andy Hull). Comunque i Touché Amoré scelgono per Lament un produttore, Ross Robinson, che ha lavorato con – fra gli altri – Korn, Slipknot e Limp Bizkit. Peraltro lo stesso Bolm è un fan della stagione nu-metal.
Jeremy Bolm e i Touché Amoré lasciano il segno con Lament
I momenti meglio riusciti del disco sono quelli che, come Reminders, invitano maggiormente a pogo e cori potenti, ma nell’insieme Lament non molla mai, mantenendosi solido e godibile dall’inizio alla fine. La voce da distruzione delle corde vocali di Bolm è parte del gioco, potrebbe anche stancare per un sovrappiù di emo, ma è credibile e alla fine articolato come mostrano le sue interviste. Un disco e una band che vivono e onorano una tradizione gloriosa.
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