Una “macchina a canzoni” è quello che ci vuole: Gorillaz – Song Machine. Season One | Strange Timez.
“Strange time to be alive”, canta Robert Smith nel brano che apre il nuovo disco dei Gorillaz, ed evidentemente è difficile dargli torto. Song Machine. Season One | Strange Timez arriva a rinfrancarci un po’, essendo la musica, sebbene non dal vivo, fra i pochi passatempi che ci restano in questi mesi, e nel settore i Gorillaz sono ormai diventati una garanzia.
Una garanzia, a dire il vero, è soprattutto Damon Albarn con il suo entusiasmo a tutto tondo, e la versione Anime che questo moniker rappresenta è anche la sua facies più immediatamente pop. Guardando al passato immediato, Song Machine. Season One | Strange Timez è più Humanz che The Now Now, sia per via della presenza costante di featurings, sia per la ritmica più sostenuta, rispetto alle ballate dell’ultima (anzi ormai penultima) prova, sia per la produzione di Remi Kabaka, qui più attivo di James Ford. Ed è bene dirlo perché almeno in parte i due dischi hanno avuto un pubblico diverso.
Tanti ospiti ma Damon Albarn è centrale
Song Machine. Season One si apre come detto con il featuring veramente insolito di Robert Smith su Strange Timez. Lo conoscevamo già da qualche tempo perché i singoli sono stati numerosi, ma il disco si legge meglio come insieme. Alla voce inconfondibile dei Cure fa da sottofondo un loop con molte reminiscenze di The Lovecats, il momento più poppy della sua (ex) Goth band, ma le parti vocali sono condivise con Damon Albarn (o 2D se siete fedeli all’Anime), mentre la musica è un vortice incalzante. Non si poteva iniziare meglio, e si continua bene con The Valley of the Pagans insieme a Beck, e ancora meglio con The Lost Chord dove Albarn dà il meglio con qualche richiamo a David Bowie.
Un altro ospite che allieterà il pubblico più brit è Peter Hook, in coppia con Georgia sulla buona Aries. Però i Gorillaz amano la diversità, quindi c’è spazio per l’hip-hop di Schoolboy Q su Pac-Man o per Kano su Dead Butterflies, per il dub con Octavian in Friday 13th, per il Mali con Fatoumata Diawara in Desolé, altro bel duetto insieme a Damon. Peccato che il pezzo con St Vincent (Chalk Tablet Towers) suoni un po’ anonimo, mentre una menzione speciale va a Momentary Bliss con gli Slaves e l’eccellente Slowthai, un pezzo che esplode ska come gli Specials più furiosi. Menzione speciale anche per la canzone più assurda di tutte, ossia The Pink Phantom dove oltre ad Albarn cantano un Elton John con tono barocco e 6lack in autotune…non dovrebbe venire fuori niente di buono, e invece…
Si consiglia l’edizione deluxe di Gorillaz – Song Machine. Season One | Strange Timez
Song Machine. Season One | Strange Timez si chiederebbe qui, ma invece reputiamo indispensabile la versione deluxe in 2cd, dove i Gorillaz inseriscono altri sei brani con duetti davvero estrosi. MLS allinea uno scatenato JPEGMafia e le simpatiche Chai, ma soprattutto raccomandiamo la conclusiva How Far? con il compianto Tony Allen che offre ritmi impossibili a Skepta, il quale svetta con un rap ineccepibile: “better look sharp”, dice, e certo parla di se stesso.
Che altro aggiungere? Disco godibilissimo nella sua varietà, e se questa è solo la Season One per la Song Machine di 2D & Co., gli Strange Timez richiedono presto il seguito.
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