Jerusalem In My Heart - Qalaq

Radwan Ghazi Moumneh, in arte Jerusalem In My Heart, produce il suo disco più riuscito: Qalaq.

La musica di Radwan Ghazi Moumneh, in arte Jerusalem In My Heart, moniker quanto mai significativo per un uomo nato in Libano da una famiglia palestinese cacciata dalla sua terra, è profondamente radicata nella cultura e nei drammi della sua area geografica di provenienza. Vero che oggi vive in Canada, ma il suo sguardo e il suo cuore sono rivolti alle sponde orientali del Mediterraneo. Il titolo dell’album, Qalaq (Constellation), è una parola araba che in questo contesto va tradotta come «grave preoccupazione», quella che Moumneh prova per la crisi che sta vivendo il Libano la cui situazione è precipitata con l’esplosione del porto di Beirut e con la disastrosa gestione dei profughi giunti dalla Siria che si sono aggiunti alla corruzione e alla violenza politica, ma il pensiero di Moumneh è rivolto anche ai palestinesi e ai violentissimi bombardamenti su Gaza.

Una creazione complessa

Il disco è stato realizzato da Jerusalem In My Heart durante il periodo di lockdown attraverso uno scambio con i musicisti che vi hanno collaborato, ai quali venivano inviate delle tracce molto essenziali sulle quali ognuno è intervenuto modificandole, scomponendole  secondo il proprio gusto. Ricevuto tutto il materiale lo stesso Moumneh lo ha rielaborato dandogli la forma definitiva che ora possiamo ascoltare. Come è nel suo stile la musica nasce dall’unione di elettronica e strumenti tradizionali, mentre un ruolo importante assume anche la voce umana. Differentemente da quanto accaduto col precedente Daqa’iq Tudaiq, registrato in Libano con un’orchestra di quindici elementi in presenza, Qalaq è il frutto di un ensemble frammentato, disperso  che non si è mai confrontato di persona e nel quale l’elemento di unitarietà è dato dal lavoro di Jerusalem In My Heart.

Le collaborazioni, fra immagini e voci

I concerti di Jerusalem In My Heart sono davvero uno spettacolo totale in cui musica e video si intrecciano indissolubilmente, grazie anche al lavoro dell’artista visuale canadese Erin Weisgerber, parte integrante del progetto. Sul disco la stessa funzione è svolta dalle splendide e intense fotografie scattate in momenti particolarmente gravi della società libanese. Il tutto rende Qalaq un fragile grido contro la deriva del mondo contemporaneo, nella sua musica c’è dolore, rabbia, disperazione, ma anche un senso profondo di smarrimento, di insicurezza, come in Sa’at in cui la voce filtrata della poetessa Alexei Perry Cox su un’elettronica scheletrica e spettrale, comunica un forte senso di angoscia e paura.

 

«Situated between the cracks of a broken tomorrow/ I worry» recita con voce profonda e piena di pathos Moor Mother, poetessa, musicista, attivista americana, in Qalaq 3, prima che un meraviglioso arpeggio di bouzouki si libri su un’elettronica cupa. L’atmosfera è plumbea, ma la resa musicale strepitosa.

Qalaq esprime la drammaticità del presente

Il disco, in particolare nella seconda facciata, costituita da nove brani intitolati Qalaq numerati progressivamente man mano che aumenta il grado di violenza e distruzione del Levante che viene rappresentata, è costruito come un’opera in un continuo crescendo di emozioni e drammaticità. e diventa un’opera corale a cui danno un rilevante contributo i numerosi musicisti coinvolti. Partendo dalla 89enne  Alanis Obomsawin, storica attivista e filmmaker canadese che in Qalaq 1 si esibisce in un canto folk dolente accompagnato soltanto dalle percussioni ancestrali della portoghese Diana Combo, fino a Qalaq 9, dove la parola è disturbata da rumori elettrici, tutto è balbettante, interrotto, spezzato come l’esistenza di chi vive assediato dalle preoccupazioni. Con Qalaq, Jerusalem In My Heart costruisce il suo lavoro più solido e compatto, la sua ricerca musicale  nasce dalla musica araba e diventa strumento di comunicazione dirompente e vivido attraverso l’elettronica, il noise, il folk, il rock. Certamente uno dei più lucidi cantori della convulsa realtà che stiamo vivendo.

Jerusalem In My Heart - Qalaq
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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