I’ve Got Me: Joanna Sternberg e le tante musiche di New York e dell’America.
Joanna Sternberg, trentunenne folksinger e polistrumentista, agisce nel crogiolo sempre fervido della New York ebraica e si autodefinisce gender neutral. Di conseguenza, almeno in patria, le principali recensioni hanno usato con disinvoltura il “they”, procurando un certo straniamento per chi legge, già con un certo sforzo, le critiche discografiche in inglese. Da parte mia cercherò di rispettare il desiderio dell’artista, senza creare troppe sovrastrutture (e senza usare asterischi).
Lo zibaldone sonoro di I’ve Got Me
Eccomi quindi a parlare di questo interessantissimo I’ve Got Me (Fat Possum), secondo lavoro di Sternberg. Nella dozzina di brani si trova una proposta quasi enciclopedica, dedicata al canone popolare della musica americana (folk, music hall, blues, ecc.). Uno zibaldone vagamente retrò, rispetto alle consuetudini di questi nostri “anni ’20” molto introspettivi. Qua e là però trovano spazio anche brani che ricordano lo stile caustico di Randy Newman, oppure, per il timbro vocale, alcune pagine della Rickie Lee Jones più garrula. Di I’ve Got Me potrei dire che contiene moltitudini, come diceva il poeta (uno o l’altro…) offrendo un’infinita varietà di colori e sfumature.
Autoritratto di Joanna Sternberg
Per definire meglio il personaggio aiutano le sue parole, scritte in occasione dell’uscita del disco. Sternberg si racconta, un po’ ironicamente, in questo modo: “Sono una persona che scrive e canta musica, disegna e guarda troppa, troppa televisione (secondo la gente). Vi amo, che compriate o no i miei dischi”. Che dire? Sembrano parole oneste e sincere, che sarebbe bello ascoltare ad un suo concerto, un ambiente di certo adatto alla verve che dimostra così bene su questo disco.
New York, ancora una volta, si rivela una preziosa tana di talenti, che rilascia poco a poco. Due parole vanno dette anche sulla copertina: il coloratissimo ed allegro disegno, ovviamente disegnato da Sternberg, completa un disco solare, veloce da memorizzare e ascoltare ripetutamente, senza pregiudizi di genere (musicale o non…).
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