Love Is Magic: un disco “faticoso”.
Il quarto album da solista per John Grant, Love Is Magic, si presenta al primo ascolto come lavoro complesso e di non facile presa. Il musicista di Denver si prodiga nel tentativo di fondere sonorità elettroniche con la linea più cantautoriale che lo aveva contraddistinto alle origini. Il risultato è un lavoro che funziona a fasi alterne già nel brano di apertura, Metamorphosis, dove pianoforti e sintetizzatori provano a cercare un’armonia che spiazza (anche troppo) l’ascoltatore.
Un nuovo capitolo e la voglia di sperimentare
Difficile prevedere le reazioni di chi ha amato i precedenti lavori da solista di Grant o anche quelli insieme agli Czars. Album come Queen of Denmark, o l’ultimo Grey Tickles, Black Pressure avevano collocato il nostro in una nicchia di musicisti contemporanei in bilico tra mainstream glamour, perle per pochi eletti e una strizzata d’occhio all’ambito queer. Un paragone con le “prime della classe”: le signorine St. Vincent o Anna Calvi ci sta, soprattutto nel modo di proporsi anche in quanto “signorina”, aspetto su cui Grant gioca volentieri (la copertina di Love Is Magic è divertente e emblematica).
Love Is Magic e i nuovi brani di John Grant
In Love Is Magic si percepisce il tentativo di emarginarsi da una dimensione elettronica che stava diventando un marchio di fabbrica. Lo stesso John Grant ha dichiarato alla stampa britannica che in questo album ha trovato le sonorità desiderate “che vi piacciano oppure no”. Love Is Magic va dunque considerato un’ottima prova da parte di uno dei pochi musicisti che hanno ancora il coraggio di osare sottoponendosi alle conseguenze che ne derivano. Il disco è a tratti disomogeneo e ostico. Accanto a brani più rassicuranti (la title track, He’s Got His Mother’s Hips o Is He Strange caratterizzati da una linea melodica piacevole e riconoscibile) ve ne sono altri più interessanti, ma meno immediati. Preppy Boy, ad esempio, ha un incipit che potrebbe ricordare gli LCD Soundsystem, ma nel suo svolgersi si dilata in forme meno trendy. Tempest, Smug Cunt e Diet Gum ritornano invece alle atmosfere del John Grant d’annata. “Che vi piacciano oppure no”…
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