A Fabio, dove è ora,
che mi fece sentire per la prima volta
Rain On The Scarecrow
Un ritorno sorprendente: John Mellencamp – Strictly A One-Eyed Jack.
Prima o poi qualche conto bisogna pur farlo. Tirare delle somme, fermarsi un attimo e guardare indietro. C’è chi lo fa spesso, chi meno. E c’è chi, quando serve, lo sa fare benissimo. Come John Mellencamp. Che esce con un album scuro, ombroso e stupendo. Ballate che scavano nelle ossa, blues terrigni, chitarre, violini e pianoforti fermati un momento prima di perdere l’accordatura. E su tutto, a cantare di storie ai margini, di perdenti che non si arrendono, di strade dense di illusioni, una voce di carta vetrata, ruvida come un tronco secolare, straziante e dolce, rassegnata e caparbia.
I temi del disco
L’album è percorso da tre motivi su tutti: la menzogna, il tempo che passa e la pioggia che finisce per coprire tutto. Già dal primo verso del primo brano: «I Always Lie To Strangers / I Always Lie To People I May Know / There’ll Be No Church Bells Chiming For Me». La ballad avanza perfetta, senza impaccio, quasi un saggio di scrittura di genere. Il tempo passato si affaccia in Driving In The Rain. «When I Was Young / Responsibilities Were None / […] / But Now All Has Changed / Remembering The Pain / Of Driving In The Rain». Il brano è denso di nostalgia, mentre crea atmosfere che tuttavia non lasciano spazio ai rimpianti. Per John Mellencamp non ce n’è nessuno. Fino alla chiusura con un angelico contrappunto vocale. Una chitarra e un piano aprono Street Of Galilee, forse una delle perle più rare dell’album. Il buio assoluto. Che pare non squarciarsi mai. La semplicità dell’intreccio sonoro e la voce, che affonda anch’essa nel baratro, scandiscono una poesia nera, lungo le strade della Galilea. La Sweet Honey Brown del blues successivo non lascia spazi a dubbi: «Show Me Your Smile / Haven’t Seen Your Tracks / For A Long Long While / I’m Thinking About Quitting On You / Sweet Honey Brown».
John Mellencamp e Bruce Springsteen insieme su Strictly A One-Eyed Jack
A metà album, il rock ‘n’ roll chiama in causa amici di vecchia data. Did You Say Such A Thing? è scandito come un mantra da Mellencamp, con Bruce Springsteen che accompagna nel coro. Gone So Soon strappa la pelle. Non serve conoscere il motivo dell’addio. Non ha importanza. «Our Time Ran Out». E il tempo sta passando anche in Wasted Days. Torna Bruce, stavolta per un brano a due voci, una strofa per uno e il ritornello cantato con un solo microfono: «How Many Summers Still Remain? / How Many Days Are Lost In Vain?».
Mentre guardiamo le nostre vite scivolare via, Simply A One-Eyed Jack pare rendere omaggio, a suo modo, al Dylan di Lily, Rosemary And The Jack Of Hearts; Chasing Rainbows sembra indicare la strada giusta, per non sbagliare ancora e di nuovo. Mentre Lie To Me ritorna sulla menzogna: «Lie To Me / Lord Knows I’m Used To It / So Lie To Me / You Know I Don’t Really Care». E si chiude con la pioggia, ancora: A Life Full Of Rain. Forse il brano migliore dell’album. C’è di nuovo Bruce. Ma non canta mai. Viene accreditato come electric guitar e forse sono suoi gli accenti elettrici su strofa e ritornello. Piano, fisarmonica, chitarre, in un crescendo infinito, mentre «A Life Full Of Rain / Coming Down On My Shoulders» fino a «Disappear into the solitude / And you go into the shadows / Of a life full of rain / With no dry spot to stand».
Tra i grandi vecchi del rock ‘n’ roll
Si chiude così, col brano migliore, il venticinquesimo album in studio di John Mellencamp. Se guardiamo al video di Wasted Days lo vediamo insieme a Bruce Springsteen, due acustiche, giri di carte e giri di vite. I grandi vecchi del rock ‘n’ roll. Forse è tutta un’altra menzogna e per loro il tempo corre sempre meno veloce.
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