Torna il Boss che amiamo: Bruce Springsteen – Letter To You.
«Big Black Train Coming Down The Track / Blow Your Whistle Long and Long / One Minute You’re Here / Next Minute You’re Gone». Si apre così il nuovo album di Bruce Springsteen. Arpeggi di chitarra acustica. E la voce. Ma non fatevi ingannare. Non è Western Stars. Intimista e discreto. O meglio, lo è a suo modo. E la differenza è tutta musicale. La zampata del Boss è dietro l’angolo. Stavolta c’è di nuovo la E-Street Band, dopo sei anni. Sono bastati cinque giorni di registrazioni per mettere a punto suoni e atmosfere che paiono rimandare ai primi album della band. E non a caso Bruce decide di dare ufficialità a tre brani scritti proprio negli anni ‘70. Letter To You è un album di ricordi.
E come spesso succede con Bruce, i suoi ricordi possono diventare universali. I ricordi vengono fuori senza orpelli, come una chiacchierata al bar, in una sera di metà settimana. Così anche la musica irrompe, pulita e sincera, senza sovraincisioni. Tutto in diretta. Come i vecchi tempi. Ed è proprio Bruce che ce li racconta, quei tempi.
I fantasmi della memoria
Basta ascoltare Ghosts. I ricordi, è inevitabile, richiamano anche la morte. I fantasmi però non sono tutti uguali. Alcuni sono «Filled With Light», come quello di George Theiss, fondatore della prima band di Springsteen, The Castiles. O come lo spirito di Clarence Clemons, al quale è dedicato il brano d’apertura. La voce di Bruce, che ha compiuto da poco 71 anni, è impressionante. La E-Street Band non sbaglia un colpo. Dall’inizio di One Minute You’re Here, mentre pare seguire quasi in sordina Bruce, la sua chitarra e il canto, per erompere in Letter To You e poi ancora in Burnin’ Train, potentissimo rock, infuocato come il treno del titolo. Janey Needs A Shooter è una delle perle dell’album. La produzione di Ron Aniello ci riporta sulle strade di Mary, di Terry, di Eddie, di Magic Rat. Janey è una di loro. La vita la sta spezzando. Ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei. Il piano ne scandisce ogni passo, ogni movimento su una base solida come la roccia. In Last Man Standing, Bruce fa i conti col passato. Torna Theiss, i suoi stivali, il gilet di pelle. Bruce è l’ultimo rimasto. Con le sue «Faded Pictures And An Old Scrapbook / Faded Pictures That Somebody Took».
I testi e i temi di Bruce Springsteen in Letter To You
C’è meno politica in Letter To You, ma, in House Of A Thousand Guitars, Bruce ci prova ancora a far aprire gli occhi a chi non lo ha fatto: «The Criminal Clown Has Stolen The Throne / He Steals What He Can Never Own». E poi saremo tutti pronti ad incontrarci «Where The Music Never Ends». In Rainmaker ribadisce il concetto: «Sometimes Folks Need To Believe/ In Something So Bad, So Bad, So Bad / They’ll Hire A Rainmaker». Dietro c’è sempre il sound perfetto, potentissimo e compatto, della band che sa quando e come spingere, quando attendere: «Your Old Fender Twin From Johnny’s Music Downtown / Still Set On 10 To Burn This House Down / Count The Band In Then Kick Into Overdrive / By The End Of The Set We Leave No One Alive». Nessuno uscirà vivo dalla questa macchina da guerra.
È vero, c’è morte e nostalgia, ma non disperazione. In Songs For Orphans, il terzo dei brani scritti negli anni ‘70 (l’altro, oltre a Janey, è If I Was The Priest), Bruce canta che «the Aurora Will Shine The Way», mentre il piano ricama perfetti disegni musicali. Ghosts è una bomba rock. Voce aspra, chitarre e sound. «For Death Is Not The End, And I’ll See You In My Dreams».
E allora sfogliamolo tutto, quest’album. Perdiamoci anche noi, nei suoi e nei nostri ricordi. Dopo questa lettera, non resta che aspettarlo dal vivo. Ha promesso che farà la festa più selvaggia che si sia mai vista. Siamo qui Bruce. Torna presto.
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