Un documento straordinario: Joni Mitchell at Newport
Innanzitutto una premessa: questo Joni Mitchell at Newport (Rhino / Warner Music) è un documento storico senza precedenti del ritorno in scena di uno dei giganti della musica. Colpita da un aneurisma devastante nel 2015, la Mitchell era per alcuni anni rimasta afasica e immobilizzata su una sedia a rotelle con una prognosi avvilente. Grazie però a quello spirito indomito che l’ha sempre contraddistinta, nel 2019 il lungo processo di riabilitazione culminò nella decisione – suggerita dal suo amico Eric Andersen – di ospitare nel salotto della sua casa di Los Angeles, a Laurel Canyon, una serie di jam sessions (le ‘Joni Jams’) con musicisti di grandissimo calibro e spessore. In questo contesto, assistita da Brandi Carlile, cantautrice e sua grandissima fan, la Mitchell ebbe modo di riacquistare lentamente le facoltà perdute.
E poi, nel giugno del 2022, il ritorno a sorpresa durante una data della Carlile al Newport Folk Festival pubblicizzata come ‘Brandi Carlile and Friends’, di cui questo live è il documento: non proprio, dunque, un live della Mitchell, bensì una trasposizione in scena di una ‘Joni Jam’.
Premessa lunga, questa, è vero, ma necessaria a quanti vorranno ascoltare un album essenzialmente di cover dell’immensa artista canadese, impreziosite però dalla partecipazione della loro autrice, senza rimanerne delusi. E ora, al ‘dunque’.
Dodici canzoni fra le più celebri
I brani sono dodici, tutti fra i più celebri della sua produzione. Di questi solo in tre la Mitchell canta da solista – e pur sempre con il sostegno delle voci sul palco (spiccano, fra queste quelle di Brandi Carlile, Marcus Mumford e Wynona Judd). La voce è indubbiamente segnata sia dall’età che dalla malattia, ma quello che davvero colpisce è la sua innata, profonda musicalità. Both Sides Now ha un incedere quasi mesto, ma è luminosa al tempo stesso. A tratti la voce pare incerta, ma la Carlile è lì pronta a offrire il suo sostegno, e la dea Mitchell prontamente ritrova il ‘centro’.
Difficile poi non commuoversi sul finale. Ma è quando partono gli applausi, e la si sente esplodere in una risata di gioia all’essere riuscita a portare a termine questa prima prova, che si coglie il vero significato di dell’evento: questo non è un concerto tradizionale. No, questa è una celebrazione del potere della musica e della determinazione a vivere appieno la vita.
Gli alti e bassi di Joni Mitchell at Newport
Passando poi da una versione strumentale di Just Like This Train con la nostra alla chitarra, si arriva alla tersa e delicata Summertime, impreziosita da discreti interventi al piano di Ben Lusher e consegnata al pubblico da una voce sempre più calda, espressiva, e sicura di sé.
Dopo questi momenti di alta emotività arriva però quell’inspiegabile nota sgradevole che, per chi scrive, sono gli arrangiamenti urticanti di Help Me (interpretata con feeling davvero eccessivo da Celisse). ‘Ma perché!?’, viene da chiedere al musical director. Boh.
Fortunatamente ci sono ancora l’eterea Come In From The Cold e, in chiusura, The Circle Game, quella tenera e melanconica ninna nanna sul passare del tempo che la Mitchell scrisse appena ventenne. La voce ora è piena di musica e agilità ed è accompagnata dal coro di tutti i musicisti sul palco, ma anche dalle voci del pubblico, chiaramente rapito dall’emozione.
Non un capolavoro dunque, ma difficile per chi ha da sempre amato la Mitchell non essere grati a tutti i partecipanti, di questo preziosissimo cimelio.
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