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Oh My God: il capolavoro di Kevin Morby oppure no?

Cominci l’ascolto di Oh My God di Kevin Morby su supporto immateriale e, terminato il secondo pezzo, ne sei entusiasta al punto da voler uscire a comprare il disco ‘fisico’ così come sei vestito. Nella fattispecie in accappatoio.

Il grande inizio di Oh My God

Sia la title-track sia No Halo illustrano una capacità di scrittura essenziale eppure sontuosa, ampia, profonda. Classica e moderna insieme con una componente soul nel senso emotivo del termine. Secondo la stessa modalità si muovono gli arrangiamenti: cori, sassofoni, flauti, battimani ritmati. Siamo dalle parti di Randy Newman, Dino Valente e Fred Neil, nientemeno. Anche la successiva Nothing Sacred / All Things Wild funziona ottimamente nella sua fusione fra gospel e Lou Reed. A questo punto il recensore, assai compiaciuto, ricorda di avere vaticinato, recensendo il precedente City Music, un possibile capolavoro di Kevin Morby con l’uscita successiva. E il capolavoro è arrivato. Passano pochi minuti e l’impressione cambia: no, non è arrivato.

Poi Kevin Morby si normalizza

A partire dal quarto brano, infatti,  il disco si siede fra midtempo che da maestosi diventano stracchi e non si rimette più del tutto in piedi, come se tutta l’energia fosse stata spessa nei primi minuti. E quando il ritmo accelera un pochino, come nel caso di Hail Mary, Morby finisce per apparire discepolo dylaniano elegante ma pur sempre discepolo.  Non si capisce se il problema sia la troppa timidezza o la troppa autostima, la paura di  osare quando l’idea melodica è buona (Congratulations) o la sicurezza di piacere quando invece è appena abbozzata (Savannah). Nell’insieme si potrebbe parlare di maturità ancora da venire per un artista che sembrava in grado di dire molto già ai tempi di Singing Saw e che invece continua a dire solo abbastanza.

Dunque per il capolavoro bisognerà rimandare al prossimo album. E anche per l’uscita di casa in accappatoio.

Kevin Morby - Oh My God
6,9 Voto Redattore
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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