Kid Cudi chiude la trilogia con Man on the Moon III: The Chosen.
Avevamo salutato senza troppo entusiasmo la collaborazione fra Kid Cudi e Kanye West su Kids See Ghosts due anni fa. Tuttavia, Man on the Moon III: The Chosen si collega non tanto a quell’episodio, quanto ai due semiomonimi del 2009 e 2010 (Man on the Moon: The End of the Day e Man on the Moon: The Legend of Mr. Rager). Diversi fra i produttori sono comuni a tutti e tre i progetti: ecco dunque Dot Da Genius, Mike Dean, Plain Pat, Emile Haynie, Evan Mast, più molti altri, Kid Cudi incluso.

Il rapporto fra Kid Cudi e Kanye West non si ferma al disco del 2018. 808s & Heartbreak, il quarto album di Kanye pubblicato nel 2008, sorprendente all’epoca, è divenuto nel tempo una sorta di manifesto per l’emo rap: che a dire il vero non ha dato grandissimi prodotti, ma questo non dipende dal modello, che resta un disco di spessore. Kid Cudi si inserisce in quella scia, a partire dai testi nei quali depressioni, dipendenze, insicurezze hanno una parte importante. Nel frattempo però Cudi ha fatto strada anche al di fuori della musica, perché in questi ultimi anni ha ricoperto ruoli in film e serie televisive.
E se il cinema fosse la sua vera strada?
Con un pizzico di cattiveria, ascoltando questo Man on the Moon III: The Chosen, verrebbe da dire che Kid Cudi dovrebbe in effetti dedicarsi al cinema. Nonostante in giro si vedano anche recensioni egregie, mi sfugge il senso di questo disco, nel quale ritorna all’emo ma se possibile con un piglio ancora più blando del solito. Il primo problema viene dalla voce: Cudi non sa cantare, però con l’aiuto dell’autotune riempie il disco di parti melodiche piuttosto banali, ovviamente direi visti i mezzi a disposizione. Il rap, poi, è ridotto in secondo piano, e anche lì eccellenze non se ne sentono. I beats vanno di conseguenza, più pop che hip-hop. Il risultato è un ibrido che non riesce ad arrivare a una vera sintesi di stili.
Show Up sveglia grazie alla presenza di Skepta, mentre l’apparizione postuma di Pop Smoke non aggiunge molto. The Void infila una melodia carina, ma siamo già alla tredicesima traccia… e ne mancano ancora cinque per arrivare alla fine di un disco davvero troppo lungo. Lovin’ Me con Phoebe Bridgers è la canzone simbolo di ciò che non va in questo Man on the Moon III: The Chosen: innocuo pop vagamente malinconico con un refrain di voci echeggianti, senza alcuna costruzione ritmica o melodica. Alla fine nemmeno un disco brutto, ma totalmente inutile, il che è forse peggio.
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