Il testamento di Pop Smoke: Shoot for the Stars Aim for the Moon.
Shoot for the Stars Aim for the Moon è il primo e ultimo disco di Pop Smoke. Il rapper di Brooklyn, nato Bashar Barakah Jackson, è stato infatti ucciso lo scorso 19 febbraio a vent’anni durante un’irruzione per rapina a casa sua, a quanto si sa da un gruppo di ragazzi ancora più giovani di lui.
Pop Smoke si era fatto notare con una canzone di successo, Welcome to the Party, e con una serie di brani di ispirazione drill, sottogenere della trap sviluppatosi fra Inghilterra e Chicago, ma che oggi ha almeno una terza patria a New York. 50 Cent ha sentito l’affare e l’ha messo sotto contratto; Shoot for the Stars Aim for the Moon lo vede anche come executive producers.
Un disco forzatamente incompleto
È evidente che al momento della morte Pop Smoke non aveva un disco pronto. Le 19 tracce, che nell’edizione deluxe diventano addirittura 34, buttano dentro tutto quello che c’era di registrato e riempiono i molti buchi con una serie di ospiti. Quavo dei Migos appare tre volte, poi ci sono il bravo Lil Baby, Roddy Ricch, lo stesso 50, più altri nomi meno interessanti (DaBaby, Swae Lee, Future, Rowdy Rebel, Tyga, Karol G, Lil Tjay, King Combs). Ha senso un’operazione del genere, dove anche la copertina è stata oggetto di polemiche perché tirata via? Difficile dirlo: chiaro che l’operazione commerciale è evidente, d’altro canto cosa sarebbe rimasto di Pop Smoke nel tempo senza neppure un’incisione ufficiale?
Il risultato finale è così così. Emerge la voce di Pop Smoke che ricorda quella di Tupac, molto insolita in tempi di autotune, e alcune canzoni buone: Dior, Aim For The Moon, For The Night. I numerosi produttori scelti per i beats seguono ispirazioni differenti, dalla drill che l’ha reso famoso alla trap canonica all’r&b; il primo manifesto della drill newyorkese ‘pura’ dovrà dunque attendere: Pop Smoke non ha avuto il tempo di realizzarlo.
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