Kurt Vile, il cantautore poco imbottigliabile.

Settimo album per Kurt Vile, musicista della Pennsylvania con un passato, ormai piuttosto lontano, nei The War On Drugs. L’ultima volta che abbiamo parlato di lui avevamo per le mani il disco con Courtney Barnett, Lotta Sea Lice, un progetto che funzionava assai bene, grazie ad una collaborazione efficace e competitiva.
Bottle It In si presenta, apparentemente, con la stessa leggerezza di quell’album, aprendosi con i facili tre minuti di Loading Zones, srotolati sul solito accompagnamento metronomico da rock-ballad. Segue l’altrettanto semplice e piacevole Hysteria, con la sua insolita drum machine. Il disco però è lunghissimo (80 minuti come i rapper…) e lo stile di Vile, soprattutto per il cantato, non sempre sa catturare l’attenzione. Quando ci riesce, come in Bassackwards, il risultato è raggiunto per via ipnotica, visto che nei dieci minuti della traccia l’orecchio è distratto da suoni circolari ed eterei, ben incollati ad una ritmica ossessiva e determinata.
I brani lunghi di Bottle It In
Altre due canzoni viaggiano su tempi dilatati. La title-track va lentamente alla deriva su di un accompagnamento vagamente ferroviario con tocchi di piano minimalista, ma alla fine inquieta ed attrae. La terza prova contro il tempo è Skinny Mini, dominata da un incalzante arpeggio di chitarra, con la voce che declama un oscuro racconto, spazzato via da potenti riff elettrici. Lo si può considerare il migliore di questi tre brani lunghi che rappresentano il tratto più distintivo di Bottle It In.
Kurt Vile fatica a gestire la forma-canzone
Le altre tracce, infatti, stanno un po’ strette nella forma canzone, un metodo compositivo che Vile fatica a gestire al meglio. Quando riesce a domare la sua verve anarchica, come nella cinematografica Cold Was The Wind, i risultati sono validi ma, in effetti, meno originali. Kurt Vile si conferma quindi personaggio difficile da inquadrare (e da imbottigliare, per citare il titolo del disco) costantemente in bilico tra una forte creatività e un’ispirazione incerta.
Be the first to leave a review.