Lana Del Rey arriva al quinto album.
Sembra impossibile ma, a soli sei anni dal debutto, il brillante Born to Die (2012), ecco Lana Del Rey uscire con un nuovo album. Il suo quinto. L’immagine di copertina la ritrae sorridente, con la chioma abbellita da margherite e con indosso un abitino bianco a uncinetto. Una veste che riflette un riscoperto ottimismo, del quale la cantautrice californiana recentemente raccontava al NME.
Lust For Life mostra una nuova attitudine per Lana Del Rey
Ottimismo che le ha permesso per la prima volta di volgere lo sguardo, e la scrittura, al mondo che la circonda. Per scoprire che il mondo è un posto davvero complicato. Guarda caso però, sono proprio questi i brani che stentano a spiccare il volo (Coachella- Woodstock In My Mind, God Bless America And All The Beautiful Women In It, When The World Was At War And We Kept Dancing).
Però Lana Del Rey resta più interessante quando rimane in linea con il suo stile abituale
Fortunatamente non mancano brani accattivanti, in cui dominano quei toni oppiacei nei quali la Del Rey davvero eccelle. Prodotto dal fedelissimo Rick Nowels (al suo fianco dai tempi del debutto) Lust For Life sfoggia anche diverse collaborazioni riuscitissime, che sono forse i momenti migliori dell’album. L’ipnotica Summer Bummer, arricchita da un inserto rap pigramente sleazy, a cura di A$AP Rocky e Playboi Carti.
Tomorrow Never Came, deliziosa collaborazione con Sean Ono Lennon dalle tinte Beatlesiane. E la cinicamente ironica Beautiful People, Beautiful Problems, in cui Stevie Nicks offre la sua voce panteresca come contrappunto ai toni suadenti della Del Rey.
Sebbene un editing più rigoroso avrebbe certamente giovato a quest’opera (72 minuti sono proprio troppi!) il meglio di questo Lust For Life è un’ulteriore e coinvolgente conferma del notevole talento di questa giovane e imperscrutabile artista.
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