Fra pop ed elettronica: Liela Moss – Internal Working Model
Ruota attorno alla nozione di empatia e alla sua assenza nella società contemporanea, sempre più disconnessa e individualista, il terzo album in studio di Liela Moss, Internal Working Model (Bella Union).
Esplosa in veste solista nel 2020 con Who The Power, un lavoro permeato di cadenze elettroniche e drammatizzato dall’uso abbondamente di sintetizzatori, Liela non è una principiante della scena indie alternativa. Dagli inizi come vocalist per i The Duke Spirit e forte di collaborazioni prestigiose con, fra gli altri, Nick Cave, UNKLE e Giorgio Moroder, fino alle incursioni nel mondo della moda grazie a Alexander McQueen e Phillip Lim, la britannica si è ritagliata un ruolo autonomo e del tutto peculiare nell’universo rock attuale.
Elogio dell’empatia
Internal Working Model, musicalmente, si caratterizza per un ritmo meno sostenuto rispetto al suo predecessore: i sintetizzatori, pur presenti, assumono un andamento più frastagliato e servono come sfondo alla voce della Moss, impegnata in testi impegnati e intensi. A partire dalla traccia di apertura, dal programmatico titolo Empathy Files.
“È come un carnevale di buona volontà“, spiega Liela, “vediamo la finzione, la mascherata. Poi la realtà, l’amore. È per questo che la parola ‘empatia’ viene fuori così spesso e rotola tra i synth più minacciosi. Non può essere tenuta a freno, a prescindere dal peso“.
Ospiti importanti accompagnano Liela Moss su Internal Working Model
Bellissimo e dai toni quasi epici, il secondo titolo WOO (No One’s Awake) è un mix esplosivo di campane a ripetizione che si stagliano su un tappeto di sintetizzatori. È la perfetta introduzione a Vanishing Shadows, traccia in cui fa capolino Gary Numan, la cui voce si intreccia con una perfezione quasi chirurgica con quella della Moss: l’esito finale è da manuale del synthpop.
La terza traccia, The Wall From the Floor, si caratterizza per i continui cambi di ritmo: si passa dalla note eteree di apertura a note sempre più accelerate e colorate dalla presenza di chitarre distorte a conferire quasi un tocco grunge al brano. Gary Numan non è la sola guest star: la splendida Ache in The Middle vede la presenza della carismatica Jehnny Beth, che duetta con Liela in quello che è probabimente uno degli episodi più riusciti dell’album, fino a comporre un ipnotico mosaico di voci.
“Ama i tuoi amici”, dice Moss. “Prendetevi cura dei vostri vicini. Ascoltate i diversi punti di vista. Calmate la rabbia. Siate meno affamati. Date via le cose quando è facile farlo e non preoccupatevi. Alla fine è tutto qui“. È questo il tema di fondo di Love As Hard As You Can, brano che vede la presenza di Dhani Harrison, figlio del più celebre ex-Beatles George, che chiude degnamente un album sorprendente e riuscito.
In conclusione….
Fil rouge dei nove brani che compongono l’album, il continuo rincorrersi di note eteree, voci angeliche e sonorità più decise. Indicativa proprio Love As Hard As You Can, che come un microcosmo funge un po’ da paradigma più generale. E non è un caso come le più soft Ache in The Middle e New Day si alternino a episodi più movimentati come Come and Find Me, in cui Liela canta l’urgenza di liberarsi dal falso universo creato dai social media.
Un album sorprendente e riuscito, dicevamo, per un’artista da non perdere di vista, specie in versione live.
Be the first to leave a review.