Recensione: Liraz – ZanGlitterbeat – 2020

Israelo-iraniana trapiantata a Los Angeles: ecco Liraz al secondo album, Zan.

Molto interessante la biografia di Liraz, la cantante israelo-iraniana autrice di Zan, il suo secondo disco.

Recensione: Liraz – Zan
Glitterbeat – 2020

La sua famiglia emigrò in Israele alla fine degli anni ‘70, ma pur essendo nata a Tel Aviv ha mantenuta viva la sua cultura persiana che si è consolidata nei tre anni trascorsi a Los Angeles, dove ha intrapreso la carriera di attrice, ma soprattutto è entrata in contatto con la numerosa comunità di iraniani, circa un milione, che lì vivono. E dove ha conosciuto anche cantanti che furono costrette a lasciare l’Iran per le rigide regole che impediscono alle donne di esprimere liberamente la loro arte: per esempio alle esibizioni delle cantanti è vietata la partecipazione del pubblico maschile. Questo ha comportato che la scena musicale iraniana pop-rock abbia subito un duro contraccolpo (chi fosse interessato può documentarsi attraverso belle raccolte pubblicate da etichette come Vampi Soul, Pharaway Sounds o Now Again).

Un disco in farsi per la comunità musicale iraniana

A quella scena e alla storia della sua famiglia si lega Zan, in farsi “donne”, e delle donne vuole testimoniare il coraggio e la lotta per rompere i rigidi steccati imposti dalla religione e affermare la propria libertà, come hanno fatto sua madre e sua zia, ma anche le musiciste costrette al silenzio. Nel disco d’esordio Naz, “attraente” in farsi, Liraz ha iniziato il suo percorso musicale nel pop iraniano riallacciandosi alle dive degli anni ‘60 e ‘70 come Googoosh, Pooran, Ramesh. Ora con questo secondo capitolo si è spinta oltre ed è entrata in contatto con musicisti che vivono in Iran e tramite il web è iniziata una collaborazione vitale attraverso la quale molti hanno potuto suonare nel suo disco, pur essendo costretti all’anonimato. Liraz rivendica questo gesto non soltanto dal punto di vista artistico, ma soprattutto come atto politico di ribellione alla censura e di affermazione di libertà. «Per quanto resteremo in silenzio? Per quanto abbasseremo la testa? Per quanto piegheremo le ginocchia? Insieme faremo una rivoluzione» canta in Zan Bezan, che come tutte le altre canzoni è in lingua farsi.

L’electro pop in salsa persiana di Liraz e Zan

I due dischi hanno quindi un profondo legame, ma mentre il primo è più incline al pop fiammeggiante e melodrammatico nel racconto di amori spesso infelici, in questo suo secondo lavoro, pur restando molto forte il rapporto con quella tradizione, Liraz si spinge più avanti, contamina ancor di più gli arrangiamenti con ritmi dance ed elettronica fondendoli con strumenti tradizionali persiani.

 

Zan è un disco affascinante, ma anche in  sintonia con quanto di meglio si muove sulla scena contemporanea quanto a capacità di coniugare i linguaggi e sperimentare strade nuove. In questo senso è un prodotto perfetto per la linea culturale della Glitterbeat Records. L’electro pop in salsa persiana funziona,  canzoni piene di energia, con i ritmi che ti catturano e ti inducono anche al ballo come l’iniziale e inebriante Zan Bezan con i suoi bassi profondi e incalzanti, i beat frenetici di Hala, il ridondante pop ossessivo di Injah. Altre volte il registro, e questo accade quando si parla d’amore, si fa più melodrammatico e accorato in brani come  Shab Gerye fra un violino dolente e una chitarra elettrica jazz o Bia Bia. O intimo e malinconico come nella tradizionale ninna nanna Lalei che offre una superba interpretazione vocale di Liraz.

Liraz – Zan
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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