Recensione: LNZNDRF – II4AD - 2021

The National + Beirut = LNZNDRF – II.

Band nata dalla collaborazione fra i fratelli Scott and Bryan Devendorf (già stimati membri dei National)  e Ben Lanz e Aaron Arntz  dei Beirut, i Lnzndrf giungono in questo inizio 2021 al loro secondo album in studio, a quattro anni di distanza dal primo, omonimo disco.

Recensione: LNZNDRF – II
4AD – 2021

Annunciato dalla pubblicazione di un primo singolo, dal titolo Brace Yourself, apparso lo scorso 14 gennaio, II, questo il titolo, è un album che si colloca all’intersezione fra rock psichedelico e post-rock, grazie a un’alternanza fra brani dominati da un cantato gradevole e accattivante e altri ove la parte strumentale appare decisamente predominante.

Un disco ricco di sonorità diverse

È The Xerix Steppe, solo strumentale, il titolo scelto per aprire le danze: una lunga cavalcata di più di sette minuti che ci accoglie con venature sognanti e ipnotiche per esplodere nella parte centrale in un vortice sonoro cadenzato da una sezione ritmica martellante, fino a sfumare sul finale. Segue il primo singolo estratto dall’album, Brace Yourself , classica traccia progressive rock, che non teme di contaminarsi con nuances psichedeliche. Le percussioni, affidate a Bryan Devendorf, sono l’elemento chiave, capace di rendere immediatamente riconoscibile il sound della band, in un dialogo incessante con chitarra e sintetizzatori. Subito a seguire You Still Rip rievoca molto da vicino alcune delle migliori produzioni della band madre dei fratelli Devendorf, i National. Un ritmo veloce, riusciti riff di chitarra e fiati intriganti, affidati al Beirut Ben Lanz, sottolineano la parte cantata, in quello che è uno degli episodi migliori del disco.

 

Nelle intenzioni della band, gli otto brani inclusi nell’album sono una sorta di mosaico costituito da infiniti tasselli, ologrammi trasparenti e senza forma, che fanno capolino quando, con gli occhi chiusi stiamo per addormentarci. Sogno o realtà? Ciò che più ci colpisce, a un ascolto attento, è il continuo glissare fra sonorità, in un valzer di infinite trame musicali che oscillano fra indie-rock e cadenze post- rock, in una varietà di stili che pare il vero fil rouge dell’album.

LNZNDRF – II sempre a un livello elevato

Fra i pezzi più interessanti e riusciti, ci pare doveroso segnalare Ringwoodite, veloce e ritmatissima, decisamente psichedelica o, ancora, Gaskiers, anch’esso prevalentemente strumentale, che ricordiamo per le interessanti linee di chitarra. Chiude l’album la bella Stowaway, che in più di sei minuti di durata ci offre repentine variazioni di ritmo, a partire da un esordio quasi in sordina, scandito da sonorità delicate ed evocative, fino al finale vorticoso, perfetta sintesi delle diverse sonorità che abitano il disco.

Un lavoro decisamente interessante e riuscito per una band sempre più affiatata.

LNZNDRF – II
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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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