Mac DeMarco e la pigrizia sonica di Here Comes The Cowboy.
Ritmo sommesso, voce da primissimo risveglio e unico segno di vitalità rappresentato dagli uccelletti che cinguettano in sottofondo. Preoccupied (di che?) è la canzone-manifesto di questo Here Comes The Cowboy e di tutta la ragion d’essere artistica di Mac DeMarco.
Il ‘mistero’ Mac DeMarco
Il cantautore canadese rappresenta un piccolo mistero rock. E’ la star più buffa del circuito indie: aspetto non proprio da fotomodello, concerti terminati in mutande e calzini, canzoni che evitano con sdegno di risultare trascinanti. Eppure al simpatico ragazzo non mancano i fan che lo adorano così com’è.
Here Comes The Cowboy non cambia le cose rispetto al precedente This Old Dog, anzi le istituzionalizza. Ormai da Mac DeMarco questo ci si deve attendere. Il problema è che le lente melodie alla James Taylor/John Sebastian suonano sì tutte carine, ma anche troppo simili fra loro sia come struttura sia, soprattutto, come attitudine. A funzionare bene sono solo Nobody, dalla torpidezza quasi psichedelica, e Heart To Heart con il suo groove minimale alla Paul Simon.
Here Comes The Cowboy e la musica per amache
I problemi arrivano anche con i pezzi che tentano contesti diversi. Un esempio è la nenia psych-folk della title-track che, pur durando tre minuti, sembra non terminare mai. Stesso discorso per la mini-suite Baby Bye Bye dall’insensato finale simil-funk. E c’è anche Choo Choo che è proprio quello che non si vorrebbe immaginare: un treno che fa proprio ciù ciù e Mac che invita qualcuno a viaggiare con lui.
Però nelle calde giornate estive Here Comes The Cowboy è un perfetto conciliatore di pennichella post-prandiale. Musica per amache, direbbe Brian Eno. In quel caso anche il fischio del treno in lontananza non guasta.
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