Montagnini

Una conferma delle qualità di Marco Montagnini: Decadenza.

Chi ha paura di Marco Montagnini? E già perché proprio non riesco a spiegarmi come mai mi tocca ascoltare passivamente tanta rumenta (vernacolare di pattume) quando passo davanti a qualcosa di acceso e ancora nessuno ha avuto i cojones di prendere sotto la sua ala questo ragazzo che è il John Holmes della pop song cantautorale.

Ebbi già modo di parlar di lui in occasione dell’uscita, lo scorso anno, di A4 e non posso che confermare, parola per parola, quanto già ebbi a dire rispetto alla sua attitudine assolutamente unica ed inimitabile e, soprattutto, non imitativa o derivativa di nessuno alla canzone in tutte le sue declinazioni.

Il nuovo Decadenza (Tom Inorganic Man Records), titolo quantomai programmatico per chiunque abbia occhi wide open in quest’epoca fallace e miserrima, presenta quindi 15 nuove geniali canzoni dove il Mio, sempre sperando diventi prima  o poi il Nostro, elargisce nuovamente linfe pop testuali ed arrangiamenti psychopop, talvolta jingle jangle ma senza cafoneria, e chiarisce che non c‘è alcuna concessione a fashion illusori contemporanei.

Disco insolito per il panorama italiano, e non solo

Strani umori troubadour affiorano nelle altalenanti note di queste canzoni, come ad esempio in Solo Andata, oppure nel postgrunge acustico di 24 Ore, o nella paganità bucolica di Psicopompo, ma per ogni canzone potrei coniar lodi tessute in organza di paraphernalia.

Le sue sono canzoni fotografate con la pellicola agfa color quindi ben messe a fuoco prima di esser partorite, fuori dall’ottica selfie ad libitum, approcci ad un’epoca ancora a venire, sempre ammesso che verrà e, se così non fosse, gran perdita per tanti se non per tutti.

Marco Montagnini – Decadenza: non ve lo perdete

A tratti con Decadenza pare di ascoltare un polveroso vinile lasciato nelle cantine della Cramps e mai immesso sul mercato, oppure quando la everchanging voice di Marco Montagnini, pur cantando in italiano, assume le tonalità di un esperanto anch’esso ormai obliato, quindi nessuno come lui probabilmente vive in una epoca non sua, fatto salvo il sottoscritto che invece ha proprio sbagliato pianeta.

Oggi si cercano alcuni vagiti primordiali nelle pieghe di un Franco Fanigliulo o in quelle di Rodolfo Santandrea, incompresi all’uscita e oggi a peso d’oro su discogs o nei baffi di Enzo Carella e le sue note Panellate e non ci si accorge che l’alieno Montagnini, senz’altro non figlio dell’oggi, sarà domani oggetto di studio et ricerca ergo, già che il lavoro esce in digitale (ahime…) e basta, fate lo sforzo di porgervi orecchio, alcun pentimento ne verrà.

Marco Montagnini - Decadenza
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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