MeVsMyself/Giorgio Pinardi: in Aiòn la voce è tutto
MeVsMyself è il progetto di Giorgio Pinardi, giunto ora al suo terzo capitolo, Aiòn, che chiude una trilogia iniziata nel 2015 con al centro dell’interesse del musicista la sperimentazione sulle potenzialità espressive della voce. E in effetti, aldilà di ciò che può apparire a un primo ascolto, nei suoi dischi è la voce, la sua voce, a produrre tutti i suoni, anche se non priva di manipolazioni, alterazioni, filtraggi, distorsioni, sovraincisioni tutte finalizzate a raggiungere l’espressività voluta. Pertanto è evidente quanto sia stato importante nella riuscita del disco il lavoro di editing e missaggio realizzato ai Panidea Studios di Alessandria.
Aiòn (pubblicato da Alterjinga) continua la ricerca che Pinardi ha intrapreso già nei suoi precedenti lavori sperimentando incontri fra diverse tradizioni e generi musicali. Un interesse particolare è dedicato alle molteplici tradizioni musicali dell’Africa, visto come luogo di partenza per un viaggio continuo fra l’ancestrale e il presente, una ricerca che sembra voler ritrovare il suono primigenio, quello da cui è partita la successiva evoluzione della musica, quindi innanzitutto il ritmo, ma anche i canti corali e rituali.
Ragion d’essere del progetto MeVsMyself
Ed è in questa dialettica feconda fra culture antiche – cosa c’è di più antico del suono della voce? – e mondo moderno – le manipolazioni con i modernissimi strumenti elettronici – che si muove la musica di MeVsMyself. Le culture tribali sono fonte primaria di ispirazione, non solo dal punto di vista musicale, ma come ricerca di un rapporto col mondo e con la conoscenza che qui in Occidente abbiamo perso. Dunque tornare alle radici e alle culture antiche, alla loro sapienza, viaggiare all’interno dell’io, e confrontarsi con esso. Non è un caso che il moniker scelto sia stato MeVsMyself, per liberarsi dalle incrostazioni del falso progresso e ritrovare le proprie potenzialità.
I brani di Aiòn
Il primo brano, Yielbongura è sulla scia della ricerca che Pinardi ha intrapreso nell’esplorazione della musica etnica e africana in particolare: il susseguirsi e accavallarsi di voci evocano canti atavici che accompagnano le modulazioni vocali del solista. Con Sgriob le suggestioni africane convivono con un blues enigmatico e sofferto; incredibile che, dai suoni di chitarra distorta alle molteplici percussioni e rumori, tutto sia prodotto dall’ugola di Pinardi. Si va poi dalle influenze gospel e della musica nera di Hyggeling e Leys alle atmosfere misteriose ed enigmatiche di Waldeninsamkeit e soprattutto dell’oscura Rwty, fino alla sacralità di Kamtar, all’ipnotica aPHaSIa e al dark ambient di Nèkya che chiude l’avventuroso e suggestivo viaggio musicale di Pinardi.
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