Recensione: My Morning Jacket - My Morning Jacket

Dopo sei anni il vero nuovo album dei My Morning Jacket

I My Morning Jacket colgono sempre un po’ di sorpresa nelle loro uscite; nell’agosto del 2020  la band di Jim James diede finalmente  un seguito a The Waterfall, il disco del 2015, con una raccolta  quasi omonima  (The Waterfall II) che in realtà presentava materiale delle stesse session, più o meno riorganizzato e  assemblato. Ora finalmente, c’è un nuovo –  eponimo –  episodio (ATO Records), evento non del tutto scontato, come vedremo. In questi sei lunghi anni la band ha infatti rischiato lo scioglimento, come ha dichiarato lo stesso leader  in alcune recenti  interviste. Nel periodo di stasi del gruppo  James ha collezionato una serie di uscite soliste, tra cui il notevole album di cover Tribute To 2, con brani di Dylan, Cher, Beach Boys, Emerson, Lake & Palmer e altri.

Il classico caleidoscopio sonoro di Jim James e compagni

Nonostante i My Morning Jacket vengano abitualmente collocati tra le jam band, l’estrema varietà delle influenze in campo rende questa definizione opaca e, in definitiva, fuorviante. Il nuovo disco sembra omaggiare,  almeno in copertina, i Grateful Dead, ma è evidente, come già nei due capitoli gemelli di The  Waterfall, il richiamo verso atmosfere floydiane (In Color) o persino ammiccamenti al pop-rock dei Doobie Brothers (Least Expected). Tanta roba quindi, con l’eclettismo di  James in piena attività. Si può citare ancora un brano,  Complex, che rasenta l’hard rock, per poi chiudere con  uno sberleffo zappiano, appena un po’ posticcio.

MMJ si muove dunque in una stordente varietà di stili, convincendo solo a tratti. C’è però un gran bel finale:  una “ciliegina sulla coda” dal titolo I Never Could Get Enough. Si tratta di una lunga ballata semiacustica dove l’ombra di Jerry Garcia si allunga più decisa del solito. Il brano regala otto minuti di delicatezza, un balsamo che sana di colpo  il percorso accidentato di un disco transitorio. Un passo  necessario per la ripartenza della band, ma non certo  scevro da difetti e ridondanze.

Recensione: My Morning Jacket - My Morning Jacket
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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